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A che punto sono i vaccini in Piemonte

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Il Piemonte procede spedito nella sua corsa ai vaccini anti-covid. È tra le regioni più veloci, dopo Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Bolzano. Secondo i dati comunicati il 2 marzo nel punto quotidiano della Regione, finora sono state somministrate 414.854 dosi (delle quali 139.627 come seconda), corrispondenti all’80,9% delle 512.650 al momento disponibili per il Piemonte. L’intenzione è di accelerare, arrivando a una media di 20 mila vaccinazioni al giorno. Complice il cambio di passo che dovrebbe arrivare con il piano dell’era Draghi, che punta a coinvolgere la Protezione Civile e ad attivare nuove strutture, si punta a raddoppiare il ritmo di lavoro nelle prossime settimane. In particolare, il Piemonte annuncia che dal 16 marzo saranno vaccinati oltre 6mila disabili in strutture residenziali o semi-residenziali, mentre dal 10 il portale online dedicato aprirà anche a coloro che non hanno un medico di famiglia sul territorio regionale: molti, tra docenti e personale scolastico, si trovano in questa situazione.

Il mese di febbraio ha visto un andamento altalenante, tra rallentamenti e tempestive riprese. Nella prima settimana il numero di vaccini inoculati quotidianamente oscillava dagli 8 ai 9mila (in fisiologico calo nel weekend), considerando anche le seconde dosi. Dei 65mila vaccini che avrebbero dovuto arrivare nei giorni successivi, solo 49mila hanno raggiunto il suolo piemontese: 11.100 di Moderna e circa 20mila di Pfizer, usati per portare a completamento la vaccinazione del personale sanitario e di ospiti e operatori delle Rsa. A queste si aggiungono le 17.800 dosi di Astra Zeneca, destinate a Carabinieri, Polizia di Stato ed Esercito, con una campagna iniziata per loro giovedì 11 febbraio. La riduzione delle forniture di Pfizer ha causato una rimodulazione del piano, concordata dalla Regione con i direttori generali delle aziende sanitarie piemontesi il 20 febbraio. L’obiettivo? Somministrare almeno 80mila dosi entro la fine del mese. Risultato pienamente raggiunto, e addirittura superato, se si considera che si è passati da 310.908 dosi del 20 febbraio alle 403.553 del 1° marzo.

Un altro snodo importante per la campagna è stato il passaggio alla fase successiva, che vede coinvolti docenti e non docenti di scuole, università e formazione professionale, ma anche gli anziani con più di 80 anni: 19 e 20 febbraio i rispettivi V-day. Il fatto che il Ministero della salute abbia alzato il limite di età per il vaccino AstraZeneca a 65 anni – in un primo momento era stato sconsigliato oltre i 55 anni – è per l’assessore alla Sanità Luigi Icardi un passo verso “un’accelerazione importante” del processo, che porterà un’ampia fetta della popolazione in età lavorativa a essere immunizzata in sicurezza. È pur vero, però, che a sole 24 ore di distanza il commissario dell’Area giuridico-amministrativa dell’Unità di Crisi Antonio Rinaudo anticipava che nel mese di marzo “arriveranno in Piemonte 13 mila dosi di AstraZeneca in meno rispetto a quelle previste”: 151.700, invece di 164.700. Tagli che rischiano di generare ritardi sulla tabella di marcia dei prossimi mesi.

Pensare di ripartire con la pandemia in corso è un progetto ambizioso, ma si può tentare. A questo è dedicata la nostra inchiesta di comunità che sta affrontando le conseguenze del Covid-19 su alcuni settori chiave come turismo e commercio, intrattenimento, sport e spettacolo. E per questo siamo alla ricerca di storie.

Se la settimana dal 15 al 21 febbraio ha visto un calo nella somministrazione del siero (non più di 4mila dosi al giorno), dal 25 la campagna è ritornata agli standard di inizio mese, attestandosi su una media di 10mila vaccini quotidiani. Gli 11.227 inoculati sabato 27 febbraio segnano un picco che sorprende, se si considera il consueto calo dei week-end, con un minimo di 1.437 dosi la domenica di San Valentino.

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