Dal 10 marzo alla fine di settembre è in esposizione alla Pinacoteca Agnelli la mostra “Le Corbusier: viaggi, oggetti e collezioni”, dedicata all’architetto franco-svizzero, tra i più importanti e influenti del novecento.
La mostra, organizzata in collaborazione con la fondazione Le Corbusier di Parigi e curata dall’artista Cristian Chironi, presenta gli oggetti collezionati dall’architetto all’interno delle sue case: sassi, conchiglie, fotografie, disegni, cartoline. Tutti oggetti che scatenavano in lui una reazione creativa e che soleva chiamare objets à réaction poétique, oggetti a reazione poetica.
All’interno della mostra è presente una sala dedicata alla città di Torino, in cui Le Corbusier ha soggiornato tre volte, nel 1902, nel 1934 e nel 1961, spinto dalla sua passione per l’automobilismo che vedeva nel capoluogo piemontese una delle sue capitali mondiali. La prima volta vi si è recato in occasione dell’Esposizione Universale, mentre nel 1934 ha anche visitato il tetto del Lingotto (che oggi ospita, tra le altre cose, la Pinacoteca Agnelli) a bordo della sua Fiat Balilla, fiore all’occhiello, a quel tempo, della produzione automobilistica dell’azienda torinese. Nel 1961, in occasione del centenario dell’Unità d’Italia, nella città sabauda ha invece tenuto una conferenza per contro dell’International Council of Museums, sulla sua idea di museo ideale, che secondo la sua visione doveva essere a crescita illimitata.
La passione per le auto lo ha reso anche un disegnatore di vetture. Disegni che fanno parte della mostra: lui concepiva l’automobile come una casa, con tutti i confort tipici di un’abitazione. La sua idea, all’avanguardia per l’epoca, venne proposta a varie case automobilistiche tra cui la Fiat, ma non andò mai in porto a causa degli ingenti costi richiesti dall’implementazione delle tecnologie.
La collezione privata di Le Corbusier comprende all’incirca 200 oggetti, ai quali vanno aggiunti libri, cartoline, fotografie e oggetti di uso personale come pipe e occhiali. Fanno parte della collezione opere d’arte come dipinti e sculture, maschere africane e oggetti raccolti nei suoi viaggi in Estremo Oriente, nel Nordafrica e in Spagna.
Le Corbusier, che si definiva un collezionista di forme, concepiva questi oggetti come vere e proprie fonti d’ispirazione: non decoravano la casa, ma ne occupavano lo spazio, e la loro unione, più che il loro valore intrinseco, creava vibrazioni positive. Una collezione dapprima gelosamente nascosta dall’architetto e poi svelata al mondo, e oggi disponibile a Torino.