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Zona bianca senza scintille

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L’ingresso di ieri in zona bianca mette un punto al capitolo “coprifuoco”, protrattosi per quasi otto mesi. Introdotto in Piemonte il 27 ottobre dello scorso anno tramite ordinanza regionale, era stato inizialmente fissato alle 23 e anticipato poco tempo dopo alle 22 dal Dpcm del 4 novembre, che lo imponeva a tutte le regioni in zona rossa. Un nuovo decreto del 6 marzo aveva confermato e protratto il coprifuoco, estendendolo questa volta a tutto il paese, indipendentemente dalle fasce di colore. Il limite delle 22 si prospettava essere particolarmente longevo: il consiglio dei ministri, chiamato a dare il via libera alle riaperture il 26 aprile, lo aveva inizialmente confermato fino a giugno. Il 19 maggio, però, dopo un’analisi dei dati epidemiologici, si era tornati al divieto di circolazione dalle 23 in poi, rimandato di un’ora soltanto due settimane fa e definitivamente abolito ieri.

Con un’ incidenza media di contagi al di sotto dei 50 casi ogni 100 mila abitanti, Torino abbandona quindi carrozze e fughe per rientrare a casa prima di mezzanotte. Ma l’accoglienza della città a quest’ulteriore riconquista di quotidianità è stata tutt’altro che calorosa: piazze deserte, tavolini dei bar occupati a malapena, nemmeno una nota di musica per le strade. Sarà che era un lunedì, o che ormai a trascorrere le serate in casa ci si era fatta l’abitudine. O, più probabilmente, che già da mesi i controlli in strada erano stati indeboliti, con la conseguenza che per molti, soprattutto i più giovani, il coprifuoco era un limite insufficiente a porre fine alla serata.

I pochi che si incontrano in giro si dicono comunque felici di non dover più controllare continuamente l’orologio per sapere quand’è ora di rientrare.

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