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Appello alla futura amministrazione, “Torino può tornare città della musica”

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A Torino, la musica chiama le istituzioni. Lo fa con un documento firmato da un gruppo di operatori e operatrici musicali e indirizzato alla futura amministrazione della città. “Siamo davanti ad una doppia ripartenza, post-pandemica e amministrativa, ed è urgente rendere evidenti i bisogni del nostro settore per rieleggere Torino a città della musica” spiegano i firmatari, riuniti sotto il nome Torino Pensiero Musicale. Il documento è il risultato di un confronto tra i tanti attori che rendono viva l’offerta musicale torinese, come musicisti, direttori di festival, docenti, giornalisti e promoter. 

“Le città sono fatte anche di canzoni, volti e luoghi musicali”. Per Torino, i punti di forza negli anni sono stati i prestigiosi festival, la vivacità della scena musicale e l’unicità di alcuni spazi aggregativi come i Murazzi e i Docks Dora. Ma per Torino Pensiero Musicale c’è di più: “I circuiti musicali attivi abbattono barriere di censo, provenienza, generazione e stimolano una creatività diffusa. Una città più creativa è più pronta a rispondere alle sfide di un mondo in trasformazione”.

Il gruppo di operatori e musicisti che ha dato vita al documento programmatico per la prossima amministrazione

La fragilità che oggi colpiscono il settore sono state rese più evidenti dalla pandemia, ma esistono già da anni. “Dopo il 2010, con la crisi economica, la musica è diventata meno attraente per le istituzioni della città”. Da qui nasce l’obiettivo centrale di Torino Pensiero Musicale: una più stretta collaborazione con l’amministrazione, chiamata ad “ascoltare il settore, conoscerlo e realizzare politiche per rigenerare ciò che esiste, per restituire dignità alla professione e benessere ad un comparto che ha un impatto economico, sociale e culturale spesso non riconosciuto”. 

Nel loro documento programmatico, gli operatori chiedono passi concreti. C’è bisogno di raccogliere dati per monitorare il settore musicale, partendo da ciò che già esiste. “Le istituzioni hanno disinvestito negli ultimi anni nell’ambito dell’indagine culturale. Rimane l’Osservatorio Culturale del Piemonte che ufficialmente svolge un lavoro di analisi e reportistica, ma che non restituisce un’immagine reale dell’esistente: molto è il cosiddetto sommerso”. Poi nuove politiche formative e di orientamento alla professione, il riconoscimento dei luoghi della cultura e dello spettacolo e la creazione di una Music Commission, rete tra enti pubblici e privati per attrarre investimenti e gestire nuovi progetti musicali. Anche nuovi piani di marketing condivisi tra settori pubblico e privato, per l’emersione dell’identità di una Torino della musica.

Pensiero Musicale vede nella rigenerazione dell’humus musicale un vantaggio per tutta la città: “Torino guadagnerebbe in credibilità internazionale, rigenerazione urbana, decongestione della movida e attrattività per studenti, turisti e nuovi lavoratori”.

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