Un’unica preghiera, tante fedi diverse. I rappresentanti delle comunità religiose di Torino si sono riuniti nella mattina del 1 giugno per un momento di preghiera in ricordo di tutte le vittime del Covid-19. Al microfono di Piazza Palazzo di Città si sono definiti “fratelli e sorelle” per testimoniare, ognuno a suo modo, vicinanza a tutta l’umanità.
La lettura di preghiere tradizionali si è alternata a interpretazioni del tempo di pandemia. “Siamo vite senza confini, mai nati, mai morti” hanno recitato i rappresentanti dell’Unione Buddhista Italiana. La Comunità islamica ha raccontato la vita come un pellegrinaggio tra molteplici stati di esistenza: “L’uomo ha già provato centomila resurrezioni. Buon viaggio, allora”. Sono intervenute anche l’Unione induista, la Comunità ebraica, la Federazione delle chiese evangeliche. L’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia ha concluso il momento rileggendo le sofferenze della pandemia con uno dei più conosciuti testi cattolici, la Lettera ai romani.
Il momento di preghiera, organizzato dal comitato interfedi del comune di Torino, è stato anche l’occasione per ringraziare le realtà religiose del loro operato in pandemia. Lo racconta la Sindaca Appendino, presente all’incontro: “Quest’anno ha messo alla prova le nostre e i nostri cittadini e sappiamo che molti di loro hanno trovato speranza proprio nella fede, anche quando circostanze buie hanno bussato alla loro porta”. Il ringraziamento alle comunità è anche per l’aiuto concreto: “Siete rimasti in prima linea ad aiutare chi era in difficoltà, al di là di ogni fede, credo o istinto di chiusura”.