Il capogruppo torinese di Liberi Ugali Verdi (Luv) Marco Grimaldi e Domenico Rossi (Pd), hanno parlato questa mattina dal Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) di Torino. La breve conferenza era stata preceduta da un sopralluogo all’interno della struttura, che sorge nel quartiere Pozzo Strada, nella periferia sud-ovest della città.
Il Cpr è tristemente balzato alle cronache nazionali in merito alla vicenda di Moussa Balde, il 22enne di origine guineana che il 23 maggio scorso si è tolto la vita mentre si trovava in isolamento nell’“ospedaletto”. Il ragazzo era arrivato in Italia forse all’inizio del 2017 e si era inizialmente stabilito Imperia. Fermato due anni più tardi durante un controllo in Francia, Balde era stato rispedito a Ventimiglia, dove viveva per strada. È qui che, il 9 maggio, fu picchiato violentemente con dei tubi da tre persone di nazionalità italiana, reo, secondo loro, di un tentato furto di telefonino. Dopo un breve ricovero all’ospedale di Bordighera, fu trasportato al Cpr di Torino. Questo perché il ragazzo risultava irregolare, nonostante avesse chiesto più di una volta di parlare davanti alla commissione incaricata di valutare le richieste di asilo. Come spiega Gianluca Vitali, suo avvocato, “sembra ci sia stato un problema nel momento in cui doveva presentarsi davanti alla commissione, per spiegare i motivi per cui richiedeva l’asilo”. Una volta entrato al Cpr, il ragazzo fu spostato in una zona separata dal centro, l’”ospedaletto”, appunto. È qui che dopo due settimane di isolamento, Balde aveva deciso di togliersi la vita. Alla notizia del suicidio, alcuni ragazzi all’interno del Cpr avevano iniziato uno sciopero della fame innescando incendi nella struttura, in segno di protesta contro le condizioni in cui sono costretti a vivere.
Condizioni che entrambi gli esponenti hanno definito inaccettabili: “Da gennaio a oggi sono passati da qui 1000 detenuti. Li chiamiamo detenuti anche se qui vengono definiti ospiti” dice Grimaldi. Stando alle parole dei due esponenti, lo scenario che si presenta una volta oltrepassato il perimetro esterno della struttura, denuncia evidenti carenze strutturali e di gestione. Ad attirare le maggiori critiche è la zona del cosiddetto “ospedaletto”, il luogo in cui Balde era stato isolato “per ragioni sanitarie” – ancora tutte da chiarire – prima di togliersi la vita: “Informeremo la magistratura che lavorerà al caso della situazione dell’ospedaletto che, secondo noi, non è legittima,” continua il capogruppo Luv. L’area in questione non è infatti posta sotto il sistema di videosorveglianza che monitora le altre aree del centro, rendendo molto difficile un’azione tempestiva in caso di emergenza: “Se una persona è sola, non ha la possibilità di essere vista se sta male o tenta gesti non conservativi,” aggiunge Grimaldi.
Diverse voci si sono levate dopo il caso di suicidio e le proteste dei detenuti che gli sono succedute, a cominciare dalle richieste di giustizia fatte dal Garante per i detenuti e dall’arcivescovo torinese Cesare Nosiglia. Dopo l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Torino, anche la politica – con il deputato di Leu Erasmo Palazzotto – si è mossa sulla vicenda rivolgendosi agli esponenti Governo e annunciando un’interrogazione parlamentare alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e a quella della Giustizia Marta Cartabia. In merito alle indagini in corso a Torino, Grimaldi e Rossi hanno annunciato che oggi si recheranno in Procura, per parlare coi magistrati a cui è stato affidato al caso.
Dal sopralluogo di oggi, è emerso un punto che getta nuovamente l’ombra della malagestione sulle responsabilità, almeno parziali, che hanno condotto alla morte di Balde: “Oggi abbiamo appreso che la struttura non era consapevole che la persona fosse la stessa picchiata a Ventimiglia. Ciò significa che la questura di Imperia non ha comunicato il contesto alla quella di Torino e alla struttura, almeno così ci è stato detto,” hanno affermato Grimaldi e Rossi. Se tali affermazioni trovassero conferma dagli accertamenti della Procura, non è da escludere che le indagini potrebbero orientarsi verso chi ha generato la carenza informativa che ha accompagnato il trasferimento di Balde. Questo spiegherebbe anche il mancato sostegno psicologico per il ragazzo durante la sua permanenza a Torino, come aveva già denunciato l’avvocato Vitali.
Il monito dei politici, ribadito più volte, è uno: “Chiudere subito”. Chiudere, o almeno agire tempestivamente sulla gestione allo sbando delle strutture. In pochi oggi erano presenti alla conferenza. Un più nutrito gruppo di persone si era recata al Cpr ieri, molte delle quali rappresentano il volto dell’associazionismo cittadino. Diverse realtà della società civile, si sono infatti mobilitate – rimproverando al governo italiano scarsa sensibilità nei confronti di Balde – per raccogliere il denaro necessario al rimpatrio del corpo del ragazzo. Proprio ieri, dove oggi hanno parlato Grimaldi e Rossi, si è tenuta la conferenza stampa che ha dato il via all’iniziativa. I promotori della raccolta fondi e garanti del viaggio di ritorno del corpo di Moussa Balde sono: Associazione Guineani residenti in Piemonte, Nakiri Comunità Guineana a Torino, Accoglienza Controvento, Carovane Migranti, LasciateCIEntrare, Mai più Lager – No ai CPR, Milano e Re.Co.Sol Rete Comuni Solidali.