La bellezza approda negli spazi dedicati alla campagna vaccinale. Il centro di somministrazione situato presso il Rettorato dell’Università di Torino, infatti, non è più soltanto inserito nella cornice barocca del palazzo settecentesco progettato da Michelangelo Garove. Da oggi, in date prestabilite, negli ambienti dell’hub sanitario riecheggeranno le note suonate dagli studenti del Conservatorio Verdi, grazie all’iniziativa “Musica InAttesa”, nata dalla sinergia tra diverse istituzioni del territorio.
Oggi, mercoledì 19 maggio, gli archi dei giovani musicisti hanno accompagnato uno dei momenti più importanti nell’ultimo anno per decine di persone, quello del vaccino. Attimo che si auspica rimarrà impresso nella loro mente per il resto della vita, anche grazie al contributo dell’insolita colonna sonora. “L’idea nasce dal ricordo che abbiamo noi tutti di momenti significativi della nostra vita e della nostra giornata che vengono fissati nella memoria grazie alla musica” afferma Francesco Pennarola, direttore del Conservatorio. “È un momento, quello del vaccino, che stiamo aspettando con gioia, con trepidazione da quando è iniziato questo incubo e tutti ci ricorderemo di quando abbiamo fatto la prima, la seconda o l’unica dose”.
Oltre a voler rendere indimenticabile l’esperienza dell’immunizzazione, gli ideatori sperano che una tale emozione generi un passaparola positivo che induca i più scettici a vaccinarsi. Sempre presenti, infatti, sono gli spettri dell’antivaccinismo e della sfiducia verso la medicina, che rischiano di vanificare gli sforzi globali per arrestare la diffusione del contagio. Ma la campagna di immunizzazione procede a velocità sostenuta: “Abbiamo praticamente terminato di vaccinare gli over 80, i vulnerabili, gli over 70. Stiamo esaurendo gli over 60 e gli over 50” dichiara Carlo Picco, Direttore Generale del’Asl Città di Torino. “Ogni giorno effettuiamo dalle 7500 alle 10mila dosi, e quindi presumiamo di arrivare a fine luglio con buona parte della popolazione immunizzata. La città ha dovuto cambiare completamente il proprio modo di lavorare. Noi abbiamo dovuto imporre un’accelerazione forte alla nostra azione, soprattutto nel rapporto con enti, istituzioni e privati. Da questo è nata la possibilità di avere a disposizione degli spazi, tra l’altro sempre scelti in maniera simbolica, anche per dare al cittadino un senso compiuto di questa campagna. Penso al Centro universitario sportivo, al Lingotto, alla nuvola Lavazza, al Basic Village, al castello di Moncalieri. Penso a questo stesso hub vaccinale. È una campagna nata anche all’insegna della riscoperta del territorio e di un’offerta culturale. Qui l’offerta è rappresentata da quella deliziosa musica offerta dal Conservatorio”.
L’idea di suonare dal vivo nella sala d’attesa del Centro è arrivata proprio dagli studenti delle Scuole di Musica d’insieme per archi della Prof.ssa Claudia Ravetto e del Prof. Manuel Zigante. “Stanno preparando gli esami, quindi ne hanno particolarmente bisogno” spiega il Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna. “È utile per loro che possono esercitarsi, ma allo stesso tempo svolgono questo servizio così bello perché vaccinarsi in un ambiente gradevole, anche con questo circondario artistico, rende quest’esperienza così importante ancora più bella”. Un desiderio di far parte della ripartenza che nasce anche dalle estreme difficoltà affrontate dal settore musicale, compreso il comparto formativo, durante l’ultimo anno. “I ragazzi che vedete suonare qui oggi l’anno scorso non solo non potevano fare lezione, ma non potevano provare tra loro insieme perché non ci si poteva incontrare” aggiunge il direttore Pinnarola, “quindi, quando abbiamo potuto ricominciare le lezioni loro hanno potuto ricominciare a vivere. La gioia che i nostri studenti hanno manifestato nel voler partecipare a questo progetto è stata veramente incontenibile”.
L’iniziativa Musica InAttesa ricopre un ruolo rilevante anche dal punto di vista neuroscientifico. “La bellezza, nel percorso di cura, è assolutamente importante” conclude il Rettore Geuna. “Vaccinarsi in un ambiente gradevole fa letteralmente funzionare meglio il vaccino. È dimostrato scientificamente, per questa come in generale per tutte le cure realizzate in luoghi che uniscono gradevolezza all’effetto del farmaco, della molecola. Il momento in cui ci si viene a far vaccinare, speranzosi in un futuro che finalmente si vede di nuovo roseo, è un’esperienza che, se unita ad un certo tipo di musica, alla bellezza, ha veramente un valore aggiunto”. La speranza è che il progetto avviato oggi sia soltanto il primo passo per una crescente collaborazione tra l’immenso universo delle arti e il settore medico-scientifico, alla progressiva scoperta di una crescente necessità di affiancare alla cura del corpo anche quella della mente.