Contaminazione creativa, socialità, legame fisico con l’istallazione. Da oggi, 18 maggio, per tre settimane, il cortile del Rettorato prenderà vita e diventerà culla di parole immagini, musica. Lo fa grazie alla presenza dell’opera ideata da Davide Livermore e Paolo Gep Cucco, con il contributo degli studenti della Scuola di recitazione del Teatro Nazionale di Genova, di cui lo stesso Livermore è direttore. È stato presentato oggi, martedì 18 marzo, presso l’Aula Magna della Cavallerizza Reale, il progetto dal titolo “UniVerso – un osservatorio permanente sulla contemporaneità”, alla presenza del Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna, della Prorettrice Giulia Carluccio, e dei due artisti.
Come sottolineato in apertura dal Rettore, il proposito in seno alla serie culturale che l’Università inaugura oggi, è quello di sviluppare la quarta dimensione dell’ateneo: “Non dobbiamo essere torri d’avorio per scienziati – le parole di Geuna – l’obiettivo è quello di uscire e dialogare con il territorio. Sulla stessa linea anche la Prorettrice Carluccio: “Il palinsesto si basa sull’idea di trasversalità, sul mettere in relazione forme, linguaggi e scienze diverse”. E l’istallazione ideata da Davide Livermore e Paolo Gep Cucco risponde alla perfezione a questa esigenza. “L’opera si addice bene a questo obiettivo – prosegue Carluccio – soprattutto per la contaminazione di forma e invenzione creativa, la scena si avvale della multimedialità per moltiplicare la forza espressiva”.
Livermore e Gep Cucco hanno scelto di coinvolgere otto studenti nel loro lavoro, e ciò che ne è uscito è la perfetta crasi tra idealizzazione artistico e stretta attualità. “Noi abbiamo pensato a interazione e contenuto – sottolinea Gep Cucco – e abbiamo lasciato la selezione dei brani ai ragazzi”. Accanto a citazioni che appartengono alla storia come il Faust di Goethe, le poesie di Alda Merini, Dino Buzzati o Italo Calvino, la musica di John Lennon e Paul McCartney, c’è spazio anche per le parole di una studentessa, Bruna Lorenzin, che ha proposto agli artisti delle righe sulle privazione subite dagli studenti universitari nel periodo di pandemia. “Ho pensato di parlare con il cuore e di narrare quello che ci è stato tolto”, le parole della ragazza.
Il punto centrale attorno a cui l’opera ruota è quello del rapporto tra fruitore e istallazione. Come spiega Livermore :” L’interazione più grande è simbolica, il problema della comunicazione generato dai disturbi che impediscono l’ascolto. Per poter godere delle performance occorre essere almeno in quattro, un richiamo allo starci vicino che in questi tempi diventa denso di significati. Una frase di Alda Merini citata da Paolo Gep Cucco racconta molto: “Ci si abbraccia per ritrovarci interi”.
Tutto questo diventa concreto nel led posizionato nel cortile del Rettorato, che prende vita e crea un legame con il pubblico attraverso un’interfaccia web raggiungibile tramite un Qr Code, che rende possibile il dialogo con il video.