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Igor Boni: “Le primarie? Giuste, ma andavano fatte prima”

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Radicale, attivista, impegnato per la difesa dell’ambiente, ma non per questo contrario alle opere pubbliche: Igor Boni, candidato alle primarie del centrosinistra per le amministrative torinesi, la pensa così. Laureato in agraria e militante tra le fila dei Radicali fin dal lontano 1986, Boni partecipa a una corsa a quattro con Enzo Lavolta, Francesco Tresso e Stefano Lo Russo. Le primarie si svolgeranno sabato 12 e domenica 13 giugno e colui che vincerà sarà il candidato ufficiale del centrosinistra alle comunali di Torino del prossimo autunno.

“Io faccio politica da oltre 30 anni – racconta Igor Boni -. L’ho fatta da militante e dirigente dei Radicali, con i quali ci siamo occupati anche di temi locali legati alla città. Da 18 anni parliamo della metropolitana, da 20 anni dell’alta velocità, progetti che abbiamo sempre sostenuto. Abbiamo fatto sì che Torino diventasse la prima città in Italia ad avere un registro per i testamenti biologici e per le unioni civili, oltre ad essere la prima a implementare l’anagrafe degli eletti. Sono innovazioni che abbiamo portato come Radicali e non lo abbiamo fatto dal palazzo ma da fuori”. E aggiunge: “In questa tornata elettorale, Torino esce da cinque anni di decrescita imposta dal governo 5 stelle. Decrescita peraltro propagandata, solo che loro hanno parlato di ‘decrescita felice’, l’unica cosa che non era. Anche se quanto è accaduto nell’ultimo anno a causa del Covid non è certamente colpa della sindaca Appendino. Alcuni pezzi del PD vogliono la rivincita, noi no. Noi dobbiamo guardare avanti e costruire un nuovo progetto per Torino”.

Boni sottolinea la diversa esperienza rispetto ai propri concorrenti: “Col massimo rispetto degli altri candidati delle primarie, che sono avversari tra virgolette, loro provengono da una storia politica classica, non possono raccontare ai cittadini la partecipazione. Io cerco l’appoggio dei cittadini con la concretezza delle azioni che trasformano la città. La periferia è la parte più problematica e io posso dire che in periferia ci metto la faccia da 30 anni. Noi ci siamo sempre stati, la novità è che adesso chiediamo un voto. Io non sono contrario all’idea che chi lavora in politica debba guadagnare, ma è un fatto che in 35 anni io ho speso denaro e ore di lavoro senza prendere soldi dalla politica”. Il candidato radicale dice che non sta cercando certo un posto di lavoro: “Io faccio il ricercatore in campo ambientale e sono contento così. Credo nelle idee per cui mi batto”.

Quanto alle primarie, Boni stigmatizza che ci sia arrivati tardi: “Io non sono affezionato alle primarie ma, se non c’è un campione in campo per mettere tutti d’accordo, allora sono uno strumento utile per confrontare idee diverse e trovare la sintesi. La penalizzazione è stata non sceglierle subito. Lo avessimo fatto a febbraio, oggi avremmo un candidato e adesso lo staremmo sostenendo tutti insieme. L’errore è stato aspettare una soluzione dall’esterno”.

Igor Boni punta all’elettorato di area liberal-democratica, socialista e ambientalista, la cui presenza e tradizione è forte nel capoluogo. Quanto alle priorità per il futuro di Torino ne indica tre: “Anzitutto i trasporti. La metropolitana, sulla quale siamo in ritardo di 30 anni. Non solo serve la seconda linea, ma dobbiamo progettare e mettere in cantiere la terza. In secondo luogo parlerei di ambiente. ‘Sostenibilità ambientale’ è un’espressione che mi dà fastidio perché la usano tutti, ma Torino è una delle città più inquinate d’Italia. La riqualificazione degli edifici usando il bonus del 110% è un aspetto fondamentale, ridurremmo del 30% tutte le emissioni. Dovremmo lavorare anche sulla riforestazione urbana, ci sono centinaia di chilometri quadrati che possono essere recuperati per creare boschi in città. Infine penso all’alleanza pubblico-privato, che non è una possibilità, è necessaria per il comune con un bilancio in passivo di 2 miliardi. È inimmaginabile che non ci sia l’intervento del privato. Questo intervento degli imprenditori privati serve anche per rilanciare il settore del turismo e della cultura. Torino non è più la città della manifattura, che rimane un tema importante, ma dobbiamo ripartire dal turismo e dalla cultura per rilanciare economicamente e socialmente la città”.

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