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L’allarme dei neuropsichiatri infantili piemontesi: ” In crescita disturbi tra i ragazzi, serve una rete di prevenzione”

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Un grido d’allarme, uniti, per aiutare bambini e ragazzi. I neuropsichiatri infantili di Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta alzano la voce, e, con una lettera aperta indirizzata alle istituzioni locali e nazionali, chiedono maggiore attenzione alla tutela della salute mentale e fisica dei più piccoli. La pandemia ha reso più grave una situazione già delicata, che ora rischia di diventare insostenibile. Isolamento sociale, ansia, disturbi del sonno e della condotta alimentare sono in netto aumento, soprattutto in età preadolescenziale e adolescenziale.

La crescita esponenziale degli accessi al pronto soccorso e delle richieste di ricovero connesse a disturbi psichici sono solo alcuni dei campanelli d’allarme di un’onda che rischia di travolgere  il sistema sanitario, che manca di personale e di strutture adeguate. “Ci sono state fasi diverse – dice Elisa, una delle firmatarie della lettera – , durante il primo lockdown di marzo 2020 sembrava che i pazienti fossero spariti, non si vedevano più, poi le cose sono cambiate fino ad arrivare al drastico incremento di accessi ai pronto soccorso degli ultimi mesi”.  Serviranno anni per smaltirne le scorie. Quello su cui i medici premono, è la creazione di una rete che protegga i ragazzi sia dentro che fuori le strutture ospedaliere. Da un lato, emerge il bisogno di strutturare delle collaborazioni multiprofessionali, che comprenda neuropsichiatri, psicologi e assistenti sociali che si occupano di infanzia e adolescenza, dall’altro, occorre coinvolgere nel processo anche altri tipi di attori, come scuole e associazioni sportive. Ma un ruolo preminente lo devono avere le famiglie, ed è anche a loro che si rivolge il supporto dei servizi sanitari: “La prevenzione deve partire dai nuclei familiari – continua Elisa -, dobbiamo fornire loro gli strumenti per comprendere quali siano i comportamenti corretti, poi in seconda analisi, fare in modo che riconoscano i segnali di un disagio. Il problema è che i ragazzi spesso arrivano nelle strutture sanitarie quando il quadro clinico è grave, dobbiamo fare in modo di intercettarli prima, e le famiglie sono determinanti in tal senso”.

Un passo, questo, che serve anche a fronteggiare la carenza di personale e l’inadeguatezza delle strutture afferenti ai servizi Npia: mancano medici e specializzandi, i posti letto non sono sufficienti. “La  necessità – si legge nella lettera –   presente  da  tempo  di  nuove  forze  in  ambito  neuropsichiatrico  infantile  e  di  una rimodulazione delle risorse e dei modelli di lavoro esistenti emerge in modo sempre più forte e ci conduce al bisogno di superare a livello morale e professionale il distanziamento pandemico per muoverci e suscitare un movimento verso nuove strade e nuove proposte”. I neuropsichiatri infantili chiedono un deciso cambio di passo, occorre proteggere le generazioni future che, più di altri, hanno subito le ferite della pandemia.

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