Il 26 marzo in Puglia, provincia di Bari, due papà hanno potuto trascrivere entrambi i loro nomi nell’atto di nascita dei due figli. I bambini hanno cinque anni e sono nati negli Stati uniti tramite maternità surrogata (o gravidanza per altri). A renderlo possibile è stato un decreto della Corte d’appello di Bari: il padre non biologico, dopo il rigetto in primo grado, è stato riconosciuto un papà a tutti gli effetti con relativi diritti e doveri.
Tutelare l’identità dei minori o la famiglia? Sulla questione del riconoscimento delle coppie omosessuali come genitori, il diritto italiano oscilla fra questi due poli, generando uno “scontro tra titani”: la Corte di cassazione e la Corte costituzionale.
Infatti una sentenza delle sezioni Unite della Cassazione del 2019 ha negato la possibilità d trascrivere i nomi di entrambi i genitori nell’atto di nascita, affermando che il genitore non biologico debba adottare il proprio bambino. La stepchild adoption è infatti il risultato dell’estensione alle coppie omosessuali dell’adozione in casi particolari, istituto previsto dalla legge n. 184 del 1983. Attualmente è l’unica via in Italia che consente a entrambe le persone della coppia di diventare genitori.
“È assurdo richiedere a un papà o a una madre a tutti gli effetti di affrontare la pratica di adozione; in Italia è complicatissimo per chiunque”, dice Pasqua Manfredi, avvocata che ha assistito i due papà pugliesi e socia della Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI. Inoltre, la strada dell’adozione consegna al minore una famiglia a metà: “la stepchild adoption non crea nessun rapporto di parentela con i familiari dell’adottante”, con tutto ciò che comporta a livello affettivo, ma anche legale: non poter essere considerati eredi, per esempio.
La Corte costituzionale ha remato contro la decisione della Cassazione. In una sentenza di inizio marzo ha infatti affermato che, pur rimanendo vietata in Italia la gravidanza per altri, è necessario riconoscere ai bambini italiani nati in paesi in cui la pratica è consentita di non essere discriminati.
Non solo: la Consulta sottolinea che negare la trascrizione significa violare sia il diritto all’identità del minore, sia quello “all’inserimento e alla stabile permanenza nel proprio nucleo familiare, inteso come formazione sociale tutelata dalla Carta costituzionale”. Nel silenzio di leggi che riconoscano lo status di genitori a entrambi i componenti della coppia dello stesso sesso, la Consulta non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile, invitando il parlamento a intervenire.
La stepchild adoption non tutela adeguatamente i minori. Come spiega Manfredi, essa “riconosce il diritto alla famiglia, mentre quello all’identità, a essere voluto e desiderato nell’ambito di un progetto di bi – genitorialità, lo dà solo il riconoscimento di entrambi i genitori come tali: ecco perché è importante la trascrizione di entrambi i nomi nel certificato di nascita”.
Ma il decreto della Corte d’appello di Bari e la sentenza della Consulta sembrano tracciare la stessa strada per il futuro, portando entrambi l’attenzione sul reale interesse da proteggere: quello del minore. “Uno dei motivi per cui la Cassazione nel 2019 ha negato la possibilità di trascrivere nell’atto di nascita entrambi i genitori dello stesso sesso è quello di tutelare la dignità della donna che aveva partorito. Penso che le mamme statunitensi che sostengono una gravidanza per altre coppie siano estremamente consapevoli della loro scelta: non hanno la necessità di essere tutelate dall’ordinamento italiano”, prosegue Manfredi.
Inoltre, negare la trascrizione alle coppie omosessuali pone anche un problema di discriminazione; infatti anche quelle eterosessuali fanno ampio ricorso alla maternità surrogata all’estero. “Nessuno si pone il problema di trascrivere gli atti di nascita se ci sono un padre e una madre” – prosegue Manfredi. “Quindi delle due l’una: o si vieta l’accesso alla maternità surrogata in paesi esteri a tutti, o si permette a tutti la possibilità di trascrivere”.
Da un lato il dibattito ancora aperto nella giurisprudenza, dall’altro l’inerzia del parlamento. Il rinvio della calendarizzazione del disegno di legge Zan, approvato alla Camera ma fermo in Senato, è sintomatico. “Dubito che il governo attuale farà passi avanti. Eppure una legge sulla genitorialità è urgente e necessaria, proprio perché, come la violenza per ragioni di orientamento sessuale, tocca un tema trasversale”, sostiene Manfredi.
L’avvocata sottolinea il suo impegno costante, insieme a quello della rete Lenford: “continueremo a depositare ricorsi per il pieno riconoscimento della genitorialità, sia per i bambini nati all’estero che per quelli nati in Italia”. Perché il riconoscimento dell’uguaglianza tra coppie omosessuali ed eterosessuali garantisce una maggiore tutela dei diritti dei minori: “non può esserci un bambino a cui non viene riconosciuta la sua identità di figlio solo perché ha due papà o due mamme”.