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Italvolt scommette sul futuro elettrico dell’auto

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Il futuro dell’automotive è nell’elettrico? E quale ruolo avranno il Piemonte e l’Italia in questo processo di transizione industriale? Lars Carlstrom, Ceo della società Italvolt, spera e fa ben sperare con un progetto ambizioso: una gigafactory che produrrà batterie a ioni di litio per automobili nell’ex area Olivetti di Scarmagno. Con un’estensione di 300 mila metri quadri, dovrebbe ospitare il primo impianto del genere in Italia, aggiungendosi ai quindici in costruzione in Europa.

Il mondo delle imprese tifa per lui. Il 3 marzo Confindustria Canavese ha organizzato un incontro con la stampa per presentare il progetto Itavolt. “L’Europa meridionale è terra vergine sulle gigafactory. Abbiamo pensato che un’opportunità del genere dovesse essere realizzata qui perché sono presenti i costruttori dell’automotive, ci sono know how e grande competenza per produzioni di questo tipo”, dice Carlstrom.

L’area dove dovrebbe sorgere Italvolt, a sud-est di Scarmagno (Città metropolitana di Torino). Fonte immagine: Google Earth

Il comprensorio Olivetti sarebbe poi favorevole su un piano logistico, essendo vicino alle principali arterie autostradali. Ma la scelta è anche dettata dalla necessità di assumere personale specializzato: “la maggior parte dei 4 mila lavoratori impiegati avranno bisogno di competenze specifiche; in Piemonte c’è forza lavoro qualificata nel settore”.

Il progetto è ancora in una fase embrionale. Italvolt acquisterà il terreno dell’ex Olivetti e ha avviato l’iter amministrativo per ottenere il permesso di costruire. Se tutto va bene, si inizia a fine 2021 “per aprire nel 2024, che sarà un anno importantissimo per il passaggio dell’industria dell’automotive alla produzione di veicoli verdi”.

In effetti, lo Smart mobility report realizzato dal Politecnico di Milano ha rilevato che molte case automobilistiche hanno previsto nei loro piani industriali di produrre nuovi modelli elettrici e puntare a maggiori vendite. Solo per l’Italia i ricercatori stimano che l’offerta di questi tipi di veicoli triplicherà nel 2025. Carlstrom si basa su aspettative analoghe: “il mercato è enorme; la capacità produttiva dello stabilimento di Scarmagno coprirà solo una piccola quantità della domanda europea di batterie, che sarà grande”.

Lars Carlstrom, Ceo e fondatore di Italvolt

L’imprenditore ha impegnato personalmente 5 milioni per la fase iniziale del progetto ma, ovviamente, servono molti più soldi: almeno 40 milioni, messi sul banco da altri investitori che – dice – “porteremo a bordo tra un po’ di tempo”. Saranno poi fondamentali il supporto del governo e dell’Europa, ma anche quello del mondo bancario. Player successivi che Carlstrom punta ad attrarre quando Italvolt avrà iniziato a essere profittevole. Ma sull’appetibilità della produzione non ha dubbi: “c’è grande interesse dei governi; sono previsti ingenti investimenti nella transizione green”.

Il progetto coinvolge partner di rilievo. A partire dalla divisione Architettura di Pininfarina, che realizzerà la struttura di Italvolt: “ci lavoriamo da diversi anni e confermiamo la collaborazione”. All’azienda è stata affidata la costruzione della gigafactory Britishvolt, nel Regno Unito, di cui Carlstrom è stato socio prima di liquidare la sua quota di partecipazione e dar vita a Italvolt. Comau Spa, azienda di automazione anch’essa italiana, fornirà i dispositivi di controllo dei processi produttivi.

Per Carlstrom si tratterà di un investimento ingente, ma vale la pena crederci: “non è stato mai fatto quantomeno in Italia, e si inserisce in un processo di trasformazione – l’industrializzazione verde (green industrialization) – per il quale non abbiamo ancora sufficiente esperienza. Ma parliamo di opportunità nuove, di un tempo che è nuovo”. Anche per dare maggiori prospettive all’industria automobilistica italiana, che “va supportata, altrimenti verrà fagocitata dai competitor francesi e tedeschi”.

Patrizia Paglia, presidentessa di Confindustria Canavese

L’appetibilità del progetto è anche dovuta ai 15 mila lavoratori che garantirebbe l’indotto. Patrizia Paglia, presidentessa di Confindustria Canavese, ha sottolineato le opportunità: “il tessuto industriale piemontese deve far sentire presenza e coesione. Con Italvolt abbiamo definito la possibilità di far parte di questa catena di fornitura, visto che all’azienda conviene avere fornitori a chilometri zero”. L’obiettivo è anche sfruttare il potenziale del territorio, visto che – evidenzia – “abbiamo aziende che lavorano per Tesla e per altri grandi gruppi industriali”.

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