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Vaccini: il punto in Italia con un occhio al mondo

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Quanti sono gli immuni al Coronavirus nel mondo? Il conto si può fare sommando i vaccinati che hanno ricevuto la dose completa di siero. Dietro ai dati riportati nelle schede e relativi a Italia, Serbia, Stati Uniti e Cile si nascondono alcune curiosità su come i relativi governi stanno affrontando questa sfida. In generale, secondo l’analisi di Our world in data, gli Stati procedono a rilento nella vaccinazione completa della popolazione: a spiccare nella classifica è solo Israele, che ha immunizzato quasi 4 milioni di persone su 8.6 milioni di abitanti.

Italia

In Italia, in base agli accordi Ue con le case farmaceutiche, sono disponibili i vaccini Pfizer BioNTech, Moderna e AstraZeneca. Dal 27 dicembre, il V-day che ha avviato la campagna vaccinale nei paesi membri, ad oggi sono partite le vaccinazioni di precise fasce di popolazione: operatori sanitari e sociosanitari, soggetti con patologie croniche, gli ospiti delle r.s.a., persone ultraottantenni, lavoratori delle forze armate e del personale scolastico.

Sinora il vaccino più somministrato è stato quello di Pfizer: 4 milioni di dosi. Per quanto riguarda AstraZeneca, il 22 febbraio il ministero della Salute ha annunciato che sarà possibile inocularlo alle persone fino a 65 anni, ad eccezione dei soggetti estremamente vulnerabili. Sembra che il vaccino, che inizialmente avrebbe potuto essere somministrato solo agli infracinquantacinquenni, abbia “stime di efficacia superiori a quelle precedentemente riportate”.

Rimane il divario regionale per quanto riguarda le erogazioni effettive rispetto alle dosi ricevute. Stando al Report vaccini anti covid-19 del governo, in Calabria le dosi erogate sono state 84.284, a fronte di una fornitura totale di 152.390, pari al 55,3%. In Piemonte, invece, sono stati 316.375 i sieri somministrati su una consegna di 428.670 dosi, ossia il 73,8%.

Da un punto di vista organizzativo, il 21 febbraio governo e regioni hanno sottoscritto un’intesa con i sindacati dei medici di base per accelerare la campagna vaccinale. Ogni medico verrà periodicamente rifornito di sieri in base al numero di pazienti e dovrà registrare su una piattaforma informatica le vaccinazioni effettuate, che confluiranno nei dati nazionali.

Serbia

Primo paese in Europa a ricevere il vaccino di Pfizer-BioNTech, oltre a quello della casa farmaceutica tedesca la Serbia può contare sulle forniture della cinese Sinopharm/Beijing e su Sputnik V, il siero sviluppato da un ente statale di epidemiologia e microbiologia russo.

L’impostazione serba è stata quella di dare priorità  all’approvvigionamento di vaccini piuttosto che alla sicurezza che fossero efficaci. La prima ministra Ana Brnabic ha infatti adottato un approccio pragmatico, sfruttando le buone relazioni con la Cina e con la Russia. Il risultato è che la Serbia dal 24 dicembre, data di inizio della campagna vaccinale, ha somministrato 14,5 dosi ogni 100 persone sul totale della popolazione. Tante, se si pensa che l’Italia si ferma a 5,97, la Francia a 5,49 e la Germania a 6,23.

La Serbia ha un ulteriore primato: dal 23 febbraio dà la possibilità ai propri cittadini di prenotare il vaccino della casa farmaceutica che preferiscono e scegliere dove debba essergli somministrato. L’obiettivo è aumentare il clima di fiducia fra la popolazione per raggiungere il prima possibile l’immunità di gregge.

Sembra che il paese abbia puntato su una massiccia digitalizzazione nella gestione della campagna vaccinale: le persone inseriscono i dati sulla propria situazione in una piattaforma che, collegata a quella delle strutture sanitarie, consente al governo un monitoraggio costante del processo di immunizzazione.

Stati Uniti

La campagna vaccinale negli Stati Uniti è partita il 14 dicembre e i sieri sinora distribuiti sono di Moderna e di Pfizer/BioNTech. Il neopresidente Joe Biden ha promesso che nei primi cento giorni di amministrazione – iniziata il 20 gennaio – verranno somministrate 100 milioni di dosi.

La distribuzione viene gestita a livello federale: il governo invia ogni settimana una certa quantità di dosi agli Stati in base alla percentuale di popolazione adulta. A riceverle sono anche farmacie e “cliniche mobili” (mobile clinics) sparse in tutto il paese. A livello statale però si registrano ritardi di alcuni Stati nella somministrazione dei sieri, a fronte delle dosi disponibili.

Proprio per accelerare e rendere più capillare la campagna vaccinale, il 9 febbraio l’amministrazione Biden-Harris ha annunciato un programma che permetterà anche ai “centri sanitari di comunità” (community health centers), presidi che garantiscono le prestazioni alle fasce di popolazione più povere, di ricevere direttamente i vaccini.

Cile

Il caso del Cile è particolare. Primo nel Sud America ad avviare, il 24 dicembre, una campagna di vaccinazione, ha puntato a un acquisto di quasi 36 milioni di dosi di siero tramite contratti che il governo di Sebastiàn Piňera ha concluso con diverse case farmaceutiche: Pfizer, Sinovac, Covax, Johnson&Johnson e AstraZeneca. Questo ha permesso al paese di essere sicuro di garantire la vaccinazione di più del 90 per cento della popolazione. Ma vincente sembra essere stato anche il sistema di buone relazioni che il Cile intrattiene con diversi paesi, a partire dalla Cina, rilevante partner commerciale, che gli ha assicurato la fornitura dalla casa farmaceutica Sinovac.

Il Cile ha poi raggiunto il numero di 15.6 dosi somministrate ogni 100 persone sulla popolazione totale: un valore vicino, ad esempio, a quello degli Stati Uniti (19.2) e il sesto più alto nel mondo secondo la classifica di Our world in data. Anche da un punto di vista organizzativo il Cile è avanti, riuscendo a riconvertire molti edifici e spazi pubblici in punti vaccinali, persino centri commerciali e stadi.

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