Sono giovani e visionari perché oltre a vivere per anagrafe il futuro, lo stanno già immaginando.
Giovani e Recovery Fund, politiche coi giovani e dei giovani. Insomma, si parla molto delle generazioni post Millennials e mentre la politica si interroga sui bisogni, qualcuno ha deciso di raccoglierli e dar loro voce.
In Italia esistono molti gruppi e associazioni attive sul tema, tra cui i Visionary Days di Torino. L’evento che ha sede alle Ogr (Officine Grandi Riparazioni) mette al centro under 30 di eccellenza in numerosi campi e in quel contesto, cerca di ampliare la rete tra di loro tra dibattiti e spazi più o meno condivisi di incontro.
Angelo Tarditi, studente d’ingegneria, classe 1995. Responsabile comunicazione dei Visionary Days. Quali sono le vostre tematiche di riferimento?
“Abbiamo deciso di puntare sulle tematiche del futuro. Questa non è la prima volta nel 2020 perché il 13 giugno abbiamo fatto l’evento ‘Quale Futuro’ a Roma con il ministero delle Politiche giovanili e avevamo già sperimentato questa modalità. Abbiamo sperato di farlo fisicamente, perché la sfida doveva essere unire Torino, Pavia, Genova, Firenze e Napoli. C’erano dei team locali che da un anno lavoravano all’evento. Quando abbiamo deciso di organizzare l’evento in forma totalmente digitale, abbiamo attivato il piano B previsto a inizio pandemia. Abbiamo fatto questo grande studio tv nelle OGR dove da tutta Italia si sono collegati 2500 ragazzi.”
Con che spirito nascono i Visionary Days?
“Il progetto nasce da un corso del 2017 fatto al Politecnico di Torino in collaborazione tra il dipartimento di Ingegneria del Cinema e di Design. Doveva chiamarsi ‘YES: Young Engineering Students’, per soli ingegneri, poi abbiamo pensato: ‘cosa possono produrre degli ingegneri se non vengono contaminati da visioni diverse?’. Da lì l’idea di mettere persone con altri background. La bellezza è quella di incontrare persone con una visione alternativa, entrare in una sala con la propria idea di futuro e uscire con quella di 2500, da cui è nato il nostro manifesto. L’obiettivo è stimolare un confronto tra i ragazzi per fare in modo che il manifesto arrivi alle istituzioni. Lo abbiamo fatto con ‘Quale Futuro’, patrocinato dal ministero delle politiche giovanili. I risultati sono sulla scrivania del ministro e dovranno essere presi come agenda per i prossimi anni. Facciamo appuntamenti mensili col ministro per capire come vanno le proposte. Abbiamo annunciato la nascita di qualcosa di più di un evento annuale, un vero movimento di giovani che si batte per l’equità.”
Quali sono i successi di cui andate più orgogliosi nella vostra storia recente?
“La soddisfazione più grande è la partecipazione del Presidente Sergio Mattarella all’evento “Quale Futuro” dello scorso anno. Il punto più alto di questi 4 anni.”
Quali sono i temi che avete affrontato con gli ospiti in quest’ultima edizione e cosa la differenzia di più dalle precedenti?
“‘Quali sono i confini nel nuovo mondo?’ era la domanda iniziale. Ne abbiamo parlato con l’antropologa Sara Hejazi, che ci ha raccontato della sua esperienza in Iran e in Italia e del confine politico, geografico e di genere. Poi abbiamo parlato di mondo, di quando ci spingeremo oltre e le risorse del pianeta non basteranno più. Abbiamo parlato del confine labile tra uomo e macchina. Cosimo Buccoliero ci ha parlato del confine tra il carcere e la società. Gli interventi più centrati sono stati quelli di Enzo Celli e Tiziana Ciampolini. Enzo ha parlato di spirito e del confine dentro di noi, quella che si chiamerebbe intelligenza emotiva. Subito dopo c’è stata Tiziana che invece è andata nel concreto, parlando di sostenibilità. Alla fine abbiamo detto noi la nostra e abbiamo lanciato l’iniziativa di difensori del futuro.”
Visione sui giorni futuri?
“Io sono ottimista. Mi è capitato di conoscere comunità giovani create post pandemia. Un esempio in Italia è Tortuga, network di economisti che fanno proposte, o Scomodo, redazione under 25. Questa pandemia ci ha portato a riunirci. Nel prossimo futuro vedo una presenza maggiore dei giovani nelle istituzioni. Se non fosse così, vedo giovani che lottano per avere risultati veri e propri. Le lotte sono sempre le stesse: istruzione, lavoro, ambiente. Quelle per cui combattiamo perché sono il nostro futuro.”