È quasi matematico. Anche in Piemonte la gravissima carenza di liquidità (abbinata al calo dei consumi) che la pandemia ha provocato avrà come conseguenza l’apertura di grandi spazi di azione per l’usura e per le mafie che la controllano. Basta guardare ai numeri: secondo una recente indagine dell’Ufficio Studi di Confcommercio, il 60% delle imprese della ristorazione e del commercio sta affrontando queste difficoltà e il 10% delle attività, in questo periodo, risultano esposte all’usura e ai tentativi di acquisizione da parte di soggetti con legami di natura criminale o mafiosa. L’indagine rileva poi come un imprenditore su tre dinanzi ai fenomeni di infiltrazione criminale non sappia come comportarsi.
“I mafiosi sono bravi ad operare in situazioni di crisi. Sono specialisti di relazioni sociali e competenti nell’utilizzo della violenza”, spiega Rocco Sciarrone, professore di Sociologia della criminalità organizzata all’Università di Torino. Le mafie hanno poi a disposizione grandi quantità di liquidità. Un fattore di inquinamento dell’economia che hanno sempre avuto e che ora può diventare cruciale per decretare la vita o la morte di un’impresa.
In Piemonte l’usura è un problema serio da molti anni. Si tratta di un’attività non propriamente tipica dei clan, ma che tuttavia viene esercitata dalle organizzazioni criminali anche nelle aree di insediamento mafioso non tradizionale: l’Italia Settentrionale. “Ci sono alcuni settori che potrebbero rischiare di più, come l’edilizia, sia pubblica che privata, oppure le attività legate al turismo: bar, ristoranti e alberghi”, sostiene Sciarrone. Le piccole e le medie imprese sarebbero poi i soggetti più vulnerabili. “Molte di esse presentavano già aspetti di debolezza economica prima del virus. La crisi attuale potrebbe renderle più vulnerabili di fronte alle mafie”.
Sciarrone tuttavia invita a “osservare le dinamiche di contesto” e chiama in causa un concetto sociologico, “la profezia che si autoavvera”, previsione che si verifica soltanto per il fatto di essere stata espressa. “Non c’è nulla di inevitabile. Il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata di tipo mafioso con tutta probabilità sarà più elevato ad autunno, quando ci sarà la fase della ripresa economica nazionale”.
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Il sociologo nota poi come in passato molti operatori piemontesi hanno scelto la “via bassa dello sviluppo” per far fronte alle sfide della globalizzazione e della concorrenza. Soldi facili e veloci per fronteggiare le difficoltà economiche, ma ad un prezzo altissimo. “Ci sono imprenditori che hanno cercato volontariamente i servizi e le risorse dei gruppi mafiosi. Aiuti che non aumentano affatto la competitività e portano le aziende nella morsa dei clan”.
Secondo Sciarrone oggi però vi è maggiore consapevolezza sul tema dell’usura. “Se ne parla di più e anche le istituzioni sono più sensibili. I provvedimenti stanno andando nella direzione di una maggiore garanzia di liquidità”.
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L’osservatorio regionale sui fenomeni di usura esiste da molti anni. Dal 2017 ha iniziato a occuparsi anche di estorsione e sovraindebitamento. L’organismo attualmente è presieduto da due consiglieri segretari: Giorgio Bertola e Gianluca Gavazza. L’osservatorio ad aprile aveva lanciato l’allarme usura per la Fase 2 .
“I dati sono preoccupanti. L’Ires ha stimato un aumento di dieci volte – rispetto a quanto accadeva in precedenza – dei soggetti esposti al sovraindebitamento. Prima si stimavano dai 30 a 50 mila nuclei familiari a rischio, ora si è passati a 300 mila”, afferma Bertola.
Secondo il consigliere, la criminalità organizzata può cogliere le occasioni fornite dal momento perchè “è molto veloce nel passare all’azione”. “Chi si muove nella legalità ha bisogno di tempo. Chi agisce nell’illegalità non necessita di pratiche o di burocrazia”.
L’Osservatorio del Consiglio regionale intende sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e diffondere quindi la conoscenza degli strumenti necessari per difendere i soggetti più deboli dalle insidie dell’usura. “Dobbiamo favorire lo sviluppo di attività educative responsabili – afferma Gavazza – , ispirate alla conoscenza e al rispetto della legalità, pianificando percorsi di educazione economica, finanziaria e di cultura d’impresa, rivolta anche e soprattutto ai giovani con il sostegno di forze dell’ordine, psicologi e criminologi”. Secondo il consigliere la crisi economica rischia di portare a estorsioni e acquisizioni illecite ai danni di aziende già in difficoltà. “Il pericolo di “avvicinamenti” e di “pressioni” da parte della criminalità nei confronti di semplici cittadini, ma soprattutto degli imprenditori è molto elevato. Da un’indagine condotta da Ascom Confcommercio si evince una forte dose di rassegnazione e sfiducia da parte delle aziende intervistate”.
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“Denunciare i reati di usura è problematico e non semplice. A volte c’è un senso di vergogna. Oppure si teme per le possibili ripercussioni”. Luciana Malatesta è la consigliera delegata de “La Scialuppa CRT”, onlus anti-usura nata nel 1998 per iniziativa della Fondazione Crt. “Le persone che vengono in contatto con noi sono soggetti a rischio di usura e che hanno un forte indebitamento. Si tratta di famiglie o piccoli imprenditori. Noi diamo le garanzie per l’eventuale erogazione di un finanziamento a coloro che non sono più “bancabili”.
Nel 2017 la fondazione ha pubblicato un manuale online anti usura. Le attività de “La Scialuppa CRT” vengono portate avanti da un gruppo di volontari che svolgono gratuitamente consulenze e servizi di assistenza per ristrutturare i debiti. “Riusciamo a prestare la nostra garanzia al 15% delle richieste che ci pervengono”, afferma Malatesta.
Nel 2019 la fondazione ha sentito almeno 750 nuclei familiari. Quest’anno però le cose stanno andando diversamente. “A gennaio sono arrivate 74 richieste. A febbraio 71. Da marzo le richieste di aiuto si sono drasticamente ridotte mentre sono aumentate le richieste di sospensione dei finanziamento anti – usura in corso”, racconta la consigliera delegata.
Perchè ci sono meno richieste? “Il governo ha messo in campo diverse misure che psicologicamente le persone hanno aspettato, come i “600 euro”, la sospensione delle tasse e la sospensione dei mutui e finanziamenti. Gli interventi oltre a dare un po’ di liquidità hanno spostato parte dei pagamenti e le persone – in un certo senso – si sono “dimenticate” dei debiti perché rinviati”, spiega Malatesta. Secondo la consigliera delegata, nell’autunno, quando si tornerà a una situazione di normalità per i pagamenti, le persone rischieranno di trovarsi in difficoltà: “Il nostro timore è che gli usurai ne possano approfittare”.
Dello stesso avviso è Roberto Mollo, diacono e presidente della Fondazione San Matteo – Insieme contro l’Usura, realtà fondata dalla Diocesi di Torino e attiva nel capoluogo piemontese da più di 25 anni. “Il rischio di infiltrazioni mafiose e di usura c’è. Prevediamo che in autunno arriveranno molte più richieste di aiuto. In questo momento ci sono arrivate istanze di sospensione delle rate dei finanziamenti già effettuate, anche in misura elevata”. La fondazione di via delle Rosine ha rapporti frequenti con artigiani e piccoli negozi. Realtà che raccontano le difficoltà del momento.“Qualcuno ci dice che non è conveniente riaprire con questa situazione”.
Settembre è il mese decisivo: se i consumi non si saranno ripresi, allentando la crisi di liquidità, i rischi saranno altissimi, con praterie aperte alle scorribande degli usurai e della criminalità dallo stop alla moratoria sui prestiti, fissato al 30 settembre 2020. I numeri diffusi di recente da governo, Bankitalia, Sace e Abi lo confermano: finora le domande di adesione alle moratorie sui prestiti sono state oltre 2,6 milioni per un valore di 277 miliardi, mentre superano quota 640mila le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di garanzia per le pmi. “Se non ci sarà una ripresa di consumi e lavoro – conclude Roberto Mollo – la situazione rischia di peggiorare in poco tempo”.