Il conto alla rovescia è quasi finito. Sabato 23 maggio, baristi e ristoratori piemontesi potranno riaprire al pubblico e dichiarare conclusa la quarantena. Per due mesi e mezzo i loro locali sono rimasti chiusi, consegne a domicilio e (negli ultimi quindici giorni) servizio d’asporto sono state le uniche attività consentite. La riapertura arriva con cinque giorni di ritardo rispetto alle altre aree d’Italia, dove bar e ristoranti hanno già potuto riaccogliere i clienti, seguendo le linee guida indicate dalla conferenza delle Regioni.
L’emergenza sanitaria del Covid-19 ha presentato un conto decisamente alto da pagare: le stime del settore Ho.re.ca., legato all’ospitalità, alla ristorazione e al catering, parlano di perdite superiori all’80%. In Piemonte un’attività su quattro probabilmente non riaprirà, la cassa integrazione in deroga è ancora in pesante ritardo e le contribuzioni a fondo perduto rischiano di consentire solo di far fronte a qualche spesa. Il presidente di Cna Agroalimentare Piemonte Giovanni Genovesio chiede al Governo di lavorare in fretta alle garanzie che facilitino l’accesso al credito, attuando e migliorando le misure del Decreto liquidità a favore di autonomi e piccole e medie imprese: “Ci sono tempi che nessuno può permettersi. Lo snellimento delle procedure non è fondamentale, di più. Noi ci indebitiamo, le banche supportano le imprese, dopodiché le garanzie dello Stato devono arrivare alla svelta”. A suo avviso i termini dei finanziamenti andrebbero prolungati oltre i 72 mesi (qualcosa sembra muoversi in questo senso) e le sospensioni dei versamenti tributari e contributivi dovrebbero essere seguite da dilazioni importanti: “La riapertura rischia già così di essere anti-economica per chi ha locali con spazi limitati. Con i 4 metri quadrati per ogni cliente di cui si era parlato fino alla scorsa settimana sarebbe stato davvero proibitivo”. A questo proposito, bene il piano per l’occupazione straordinaria del suolo pubblico a Torino: “Tutte le aperture normative generano delle possibilità in più. Aumentare in questo modo la superficie occupabile con i tavoli è positivo. Quello che mi chiedo è cosa si farà se a novembre saremo ancora in emergenza. La speranza è che questa situazione non si protragga ancora per molti mesi”.
Le testimonianze
Una certa trepidazione accomuna gli esercenti a pochi giorni dalla fine della chiusura forzata. Machno è uno dei soci che gestiscono il locale Blah Blah in via Po. Sabato torneranno a servire bevande, caffè e cocktail, ma la cucina resterà chiusa e l’attività culturale e musicale sarà ancora ferma fino a data da destinarsi: “Per ospitare concerti e dj set dal 15 giugno non potremmo servire da bere. Non ci conviene e quindi non li riprenderemo. Riapriamo con il minimo indispensabile, tra mille accortezze e mille problematiche. I pranzi li proporremo dalla prossima settimana, mentre con il divieto di buffet dobbiamo trovare un nuovo sistema per gli aperitivi”. Gli aiuti ricevuti in questi mesi da amici e clienti affezionati sono stati una piacevole sorpresa e una scialuppa di salvataggio, ma la navigazione proseguirà a vista: “Un po’ di paura c’è. I cartelli “Affittasi” stanno aumentando qui intorno, dobbiamo pensare prima di tutto a risollevarci”.
Il 23 riaprirà anche la Piola da Celso di Carla Marina Chiampello, con la sua cucina tradizionale: “Il servizio da asporto non lo abbiamo mai fatto prima e ci sarà solo ora che riapriremo visto che qualche cliente ce lo ha chiesto. Facciamo piatti freschi, una volta che preparo l’insalata russa non posso tenerla lì per giorni e giorni”. Le prime prenotazioni sono arrivate, un po’ di spazio all’aperto per far posto tra i tavoli c’è, ma la cautela permane: “Sarà dura, pensiamo di andar piano e vedere quel che sarà”.
C’è anche chi prolungherà i servizi da asporto e consegna a domicilio senza ancora riaprire al pubblico. Un po’ per desiderio di curare ogni dettaglio, un po’ perché non ancora tutte le informazioni necessarie sono state recepite. Guido Perino ha annunciato che riaprirà il suo ristorante Casa Amélie venerdì 29 maggio: “Vogliamo avere massima attenzione alle disposizioni e fare in modo che tutto sia perfetto. La gente deve sentirsi tranquilla. Sono stati due mesi duri. Inizialmente non avevo intenzione di fare delivery, ma quando ho visto che le settimane continuavano a passare mi sono convinto che fosse meglio di niente”.
Emiliano Scalambro ha fissato ancora più avanti la riapertura della sua osteria Polpo d’amor, al 1° giugno, e assicura di non essere il solo nel quartiere di San Salvario: “Prima vogliamo informarci bene dal nostro commercialista, ci manca solo di prendersi delle multe. Meglio aspettare ancora e non rischiare”. Le consegne a casa vanno avanti da quaranta giorni, ma sono sufficienti giusto per coprire qualche spesa. Anche la possibilità di allestire un déhors potrebbe non bastare: “Abbiamo un marciapiede piccolo qui davanti e il nostro vicino ha un locale notturno. Dobbiamo metterci d’accordo. Una cosa è certa: se ci salveremo è perché avremo lottato e ci saremo riusciti con le sole nostre forze”.