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Torino torna in Serie A di basket, nell’incertezza dell’intero movimento

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La notizia ufficiale è arrivata al termine dell’ultima assemblea della Lega Basket di Serie A, venerdì 15 maggio. Un anno dopo la retrocessione in A2, il fallimento e il salvataggio da parte della Reale Mutua Basket, Torino torna nella massima serie della pallacanestro italiana. La Lega ha infatti varato l’allargamento a 18 squadre per il prossimo campionato e la società presieduta da Stefano Sardara è stata designata per occupare l’unico posto libero in organico.
Un grande risultato per una realtà che ha dovuto strutturarsi in fretta e con pochi punti fermi la scorsa estate, ma ha saputo ottenere grandi risultati. Alla chiusura anticipata della stagione, decisa dalla Federazione Italiana Pallacanestro lo scorso 7 aprile, i gialloblu erano primi nel girone Ovest con diciotto vittorie in ventisei partite e un gruppo, allenato da coach Demis Cavina, con le carte in regola per ambire alla promozione. Niente di tutto questo era scontato fino a pochi mesi fa.

Alla decisione della Legabasket di accogliere Torino in Serie A non è mancata una coda polemica. Una delibera della Fip aveva infatti fissato al 15 giugno la scadenza per le società per presentare domanda di riposizionamento in altre categorie. Lba invece ha già annunciato la sua decisione, anticipando i tempi di un mese. Sulla base di una serie di parametri (posizione in classifica, stagioni in Serie A, equilibri di bilancio societario, infrastrutture cittadine, capienza del palasport, numero di abitanti nel Comune i principali) la società torinese è risultata la prima in graduatoria. Ravenna, in testa al girone Est alla chiusura della stagione, ha protestato per la decisione anticipata della Lega, ma non è risultata nemmeno tra le prime tre in lizza (dopo Torino ci sono infatti Verona e Napoli). Le prossime settimane serviranno al presidente Sardara per perfezionare la cessione della società: in quanto proprietario della Dinamo Sassari non può detenere quote di due formazioni nella stessa categoria. Sui nomi dei potenziali acquirenti c’è il massimo riserbo, ma è indubbio che il passaggio di consegne sia stato preparato per tempo. Il presidente di Sassari, del resto, aveva rilevato Torino lo scorso anno con il preciso obiettivo non solo di salvarla dal baratro ma anche di riportarla ad alto livello. Il ritorno in Serie A è arrivato presto, ma certo non inatteso.

Punti interrogativi sul prossimo campionato
Dopo aver completato la cessione, i passi successivi per Torino saranno la tassa d’iscrizione alla Lega Basket (250 mila euro una tantum) e la fideiussione (altri 250 mila euro) per l’iscrizione al campionato entro il 31 luglio. Allenatore e ossatura della squadra dovrebbero restare sostanzialmente invariati, mantenendo anche la collaborazione con Pms per settore giovanile e sostegno all’interno della società.
Per una piazza importante che si riapre alla massima serie, ce n’è però subito una che rischia di chiudere. Nella giornata di ieri, 17 maggio, il patron della Virtus Roma Claudio Toti ha annunciato che lascerà la società dopo vent’anni. “L’emergenza legata al Covid-19 mi obbliga a dedicare le mie risorse alle aziende di famiglia piuttosto che allo sport” ha dichiarato nella lettera con cui ha divulgato la sua decisione. Se entro il 15 giugno non si farà avanti una nuova proprietà, la società capitolina rischia di lasciare un vuoto importante da colmare.

Le prime date per la nuova stagione sono già state fissate (29 agosto la Supercoppa con un format “allargato” scelto dalla Lega per celebrare i suoi 50 anni dalla fondazione, 27 settembre la Serie A), ma con la crisi economica generata dalla pandemia pendono seri punti interrogativi che i cerchi rossi sul calendario non possono spazzare via. Per Piero Guerrini, giornalista di Tuttosport e tra i più noti nel mondo della pallacanestro, “sarà un anno di incertezza”. “Il basket non ha particolari introiti dai diritti televisivi – spiega – proprietà e sponsor avranno difficoltà di risorse e per molte società il botteghino è una voce di bilancio fondamentale. La Commissione tecnica di controllo ha rivisto le norme in senso restrittivo dopo i fallimenti societari registrati negli ultimi anni. Se, come pare, la prossima stagione riprenderà ben che vada con una capienza ridotta dei palazzetti, ci potrebbero essere problemi non da poco”.

Il fuoco vivo dell’attività di base
Al di là degli ostacoli che potrebbero incontrare le squadre di vertice (in città, oltre al maschile, c’è la Iren Fixi, da cinque anni di nuovo nel campionato di A1 femminile), le incognite maggiori riguardano però come resisteranno alla crisi le società delle categorie inferiori e che fanno attività di base. Tra di loro c’è la 5 Pari Torino, iscritta al Campionato di Serie C Gold e con un ampio settore giovanile. Il direttore sportivo della società, Fabrizio Regruto, non nasconde le difficoltà: “La pianificazione è impossibile, siamo legati a filo doppio con le palestre scolastiche e non si sa se e come riapriranno nei prossimi mesi. Abbiamo istituito una chat tra tutte le società del campionato. Ci confrontiamo quotidianamente”. Regruto individua nella mancanza di assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni il nodo che impedisce di prendere delle decisioni: “È il motivo vero per cui tutto è così difficile da sbloccare. Finché ci saranno continui rimpalli burocratici, senza che nessuno si prenda la responsabilità di mettere una firma non so come faremo a ricominciare”. Nel periodo di quarantena la sua società si è spesa molto per mantenere stretti i contatti con le famiglie, per invitare i giovani a fare attività a casa. Con l’arrivo dell’estate, l’intenzione è quella di proporre dei campus da giugno ad agosto. La domanda non manca, ma perché incontri un’offerta occorre approvare dei protocolli che diano il via libera all’attività all’aperto in sicurezza: “Noi abbiamo fatto delle proposte per fare attività propedeutica al basket. Certo praticare uno sport di contatto senza contatti non è semplice. Purtroppo in questo Paese far fare sport ai bambini è l’ultimo dei pensieri, ma il fuoco è vivo sotto la cenere. Soprattutto per questo sentiamo il dovere di fare qualcosa”.

LUCA PARENA

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