Da vicino nessuno è disabile. Accostandosi ad alcune realtà, per lo più sconosciute, non esistono gambe, braccia, occhi e orecchie che non siano in grado di comunicare con l’esterno e di realizzare qualcosa. È questo il focus della quinta edizione del “Festival dei diritti umani” di Milano che, a causa dell’emergenza sanitaria, quest’anno va in onda in diretta streaming con l’approfondimento nei dibattiti e negli incontri sulla parola ‘disabilità’. Il festival, iniziato il 5 maggio, si concluderà oggi, venerdì 8 maggio, e ha visto in questi giorni la partecipazione di molti personaggi del mondo della letteratura, del giornalismo, del cinema e della cultura.
Le persone con disabilità per moltissimo tempo non hanno potuto raccontarsi, sono state solamente raccontate. Riuscendo a parlare, chiunque può essere in grado di denunciare ed esprimere desideri. Questo era il fine dell’incontro di ieri, 7 maggio, intitolato “Prima persona, come raccontare la disabilità”: testimonianze e storie di chi ha vissuto da vicino la malattia e ha narrato l’esperienza attraverso immagini e parole.
Letteratura
“Qui in Italia – ha raccontato la scrittrice Simonetta Agnello Hornby – è riecheggiata in questo periodo l’idea che anziani e disabili siano sacrificabili. Porto la stessa testimonianza dall’Inghilterra dove ora vivo. E’ una storia triste e crudele, che c’è sempre stata, in tutto il mondo”. La scrittrice ha sottolineato come sia ulteriormente difficile in questo periodo di isolamento dar voce proprio alle categorie più in difficoltà, come quella dei disabili. Suo figlio George ha la sclerosi multipla e insieme hanno realizzato “Nessuno può volare”, documentario prodotto per Feltrinelli, nato dal libro della Agnello, che con una durezza mista ad ironia racconta la malattia del figlio. “È buffo – ha detto George – che vi sia una simmetria tra me e mio nonno: lui sceglieva le cravatte a Palermo per strada, i commessi uscivano dai negozi perché mio nonno senza una gamba non vi poteva accedere. A me è successa la stessa cosa con la barba: me l’hanno tagliata per strada. Solo che sono passati 20 anni. Almeno io nei bagni degli aeroporti ci posso andare”. George ha pubblicato anche una guida con la madre intitolata “La nostra Londra”, un viaggio all’interno della città inglese, raccontando come dovrebbero essere i viaggi delle persone con disabilità, e come siano nella realtà.
La disabilità non solo in prima persona, ma anche di chi vive sotto lo stesso tetto può essere complessa da comprendere e affrontare. Come per la storia di Simonetta Agnello Hornby, anche la scrittrice Claudia Durastanti ha portato al “Festival dei diritti umani” la testimonianza della propria famiglia. La scrittrice ha vissuto con due genitori entrambi sordi, da cui è nato il romanzo “La straniera”, un racconto di luce ed ombre riguardante il rapporto complesso con i suoi genitori. Una forma di disabilità che intacca la comunicazione e la rende in parte straniera all’interno delle mura di casa. Ancora di più in un momento di distanziamento sociale come questo. “La disabilità – ha affermato la Durastanti – non ha una rappresentazione monolitica, ma cambia nel corso della vita. Si parla sempre di accettazione della disabilità ma i disabili, come tutti, affrontano momenti di consapevolezza e messa in discussione. Ho raccontato incongruenze e limiti del carattere dei miei genitori”.
Cinema
Negli ultimi anni, anche il cinema e la tv hanno preso parte alla narrazione di tematiche riguardanti la disabilità: è di qualche mese fa la produzione della fiction Rai “Ognuno è perfetto”, con gli attori Edoardo Leo e Cristiana Capotondi, insieme a un gruppo di ragazzi con sindrome di down, impiegati come camerieri in un ristorante di Torino. Una storia vera che ha cercato di superare lo stigma della disabilità, parlando di un mondo non ancora molto conosciuto. “Non è stato solo un progetto artistico, – ha commentato Leo al festival di Milano – ma un viaggio fisico e psicologico che mi ha fatto conoscere quei ragazzi. Il racconto voleva andare oltre l’affetto pietistico, e parlare della quotidianità di queste persone, affrontando argomenti ancora taboo come la sessualità. Se non si conosce il problema, lo si guarda da fuori con una certa distanza”.
Lo scorso anno proprio un film sull’autismo, “Mio fratello rincorre i dinosauri” di Stefano Cipani, ha vinto l’European Film Awards. L’attore Alessandro Gassman, padre di Joe, bambino autistico, è intervenuto durante il dibattito con queste parole: “È un film che serve a ricordarci che a questo pianeta siamo tutti uguali con gli stessi diritti, non esistono persone disabili, siamo tutti diversamente abili in qualcosa.”
Sport
A raccontare i limiti che diventano risorse ci pensa poi lo sport. Le Paralimpiadi vogliono dire non solo vittorie e medaglie, ma anche fatica, allenamenti, tenacia. Nell’incontro di ieri “Lo sport che vince, cura, include” ne hanno parlato alcuni atleti italiani. Martina Caironi è campionessa mondiale dei 100 metri e salto in lungo per atleti amputati. “In questo periodo di lockdown ho cercato di guardare alle possibilità che mi erano rimaste – ha detto Caironi – come sempre abituata a fare date le mie condizioni, cercando di tenermi in forma con gli allenamenti in casa e di trasmettere una certa tranquillità alle persone circostanti. Ora sono tornata a correre, per la prima volta non in pista, ma al parco. Sono contenta di fare dell’atletica paralimpica la mia vita”. Pierangelo Santelli è il presidente del Comitato Paralimpico Lombardo (Cip) che in questo periodo sta monitorando le possibilità per gli atleti paralimpici di riuscire a tornare in pista, tra paure, incertezze e voglia di allenarsi. “La maggior parte dei nostri atleti ha bisogno di un contatto fisico, – ha raccontato Santelli – sono in contatto con molte associazioni per cercare di arrivare ad una soluzione. C’è chi pratica sport ed è seguito molto da vicino, ma ora non può farlo. Siamo tutti fermi”.
Si terrà oggi l’ultima giornata di questa edizione del Festival, per seguire gli incontri in streaming è possibile consultare il sito www.festivaldeidirittiumani.it.