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Transiti, il supporto psicologico per gli italiani in lockdown all’estero

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C’è chi è preoccupato per i propri familiari in Italia, chi ha perso il lavoro o chi è isolato in un Paese in cui vigono regole di gestione della quarantena e sistemi sanitari differenti: sono gli italiani che stanno trascorrendo questo periodo di lockdown all’estero. Transiti, la startup piemontese per il supporto psicologico ai connazionali residenti all’estero, offre loro tre colloqui gratuiti con psicologi e psicoterapeuti del team.

Gli expat, così vengono chiamati, si trovano in un limbo in cui è difficile pensare e, lontani dalla loro famiglia o in difficoltà per il nuovo contesto in cui si trovano, sperimentano angoscia e sintomi depressivi. Per questo motivo Transiti ha scelto di compiere un atto di solidarietà pensato per loro: per attivare colloqui gratuiti è necessario registrarsi sul sito e inserire il codice “IOSTOCONTE“, che permette di iscriversi alla sezione riservata.

Come spiega Anna Pisterzi, Ceo di Transiti “Le richieste sono arrivate sia da persone in difficoltà all’estero, sia da colleghi che operano fuori dall’Italia con cui siamo in contatto. In questo momento di difficoltà, siccome la situazione pandemica può essere definita “pre-traumatica”, volevamo offrire le nostre competenze in materia di terapia online”.

Le persone che si rivolgono al servizio offerto da Transiti  presentano difficoltà che in una situazione di normalità trovavano il loro equilibrio, ma con l’emergenza si sono acuite: “Si tratta al 70% di donne e giovani, dai 25 ai 50 anni. Sono persone che stanno finendo di studiare o si trovano all’estero per motivi di ricerca o di dottorato, professionisti che lavorano là, oppure che si sono trasferite per motivi affettivi. La distribuzione rispecchia i dato di Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero: il 50% arriva dall’Europa e il rimanente 50% dal resto del mondo”.

I pazienti spesso raccontano di difficoltà che esistevano già nel paese di origine e si sono aggravate, oppure parlano di un incontro mancato con il paese in cui si sono trasferiti. O ancora problematiche più esistenziali e relazionali, oppure la perdita della proprio identità professionale: questo vale principalmente per le donne al seguito dei propri compagni. “Le persone ci contattano per i motivi più vari, con l’aggiunta che stanno vivendo una tappa di sviluppo ulteriore che è quella dell’espatrio: è una condizione di maggiore fragilità, che può rendere alcune tematiche più dolorose perché si perdono riferimenti. Spesso le persone che arrivano a noi hanno già cercato una terapia nel paese in cui si trovano, ma non l’hanno trovata nella loro lingua d’origine. Il consulto in lingua madre è essenziale per potersi comprendere a fondo”.

Con l’emergenza sanitaria, si aggiungono altre difficoltà: “La dissonanza cognitiva tra le regole date nel loro Paese e quelle che vigono in Italia, che è uno dei paesi che ha avuto più limitazioni. Subentra anche la restrizione della libertà personale e l’oggettiva mancanza di mobilità internazionale si fa sentire come un senso di soffocamento, perché le persone non si sentono più artefici della loro esistenza. Tutto questo insieme alla sintomatologia ansiosa depressiva, che purtroppo tutti sperimentano in una condizione pre-traumatica come quella che stiamo vivendo”.

 

 

Transiti opera dal 2018 e in quanto psicologia d’espatrio punta da sempre sull’importanza della tecnologia. Come spiega Anna Pisterzi, che è anche Docente di Psicologia e Nuove Tecnologie all’interno del Corso di Laurea Magistrale di Psicologia Clinica e di Comunità all’Università degli Studi di Torino, “La picologia online è un nuovo paradigma, cioè un nuovo modo di fare psicoterapia non alternativo, ma complementare alla terapia vis a vis. Bisogna approfondire le specifiche dello stare online e tali aspetti vanno condivisi e studiati con la comunità scientifica per permettere di essere dei terapeuti consapevoli. Il rischio è quello di mettersi online senza avere troppe conoscenze tecnologiche, quando invece la psicologia e la psicoterapia online richiedono delle competenze multidisciplinari: è necessario avere delle nozioni di informatica di base, o il computer utilizzato nella terapia farà sentire insicuro lo psicologo e questo condizionerà la sua relazione con il paziente. Bisogna avere non solo consapevolezza dello strumento macchina, ma anche dello strumento web, che è una realtà contemporanea a quella materiale”.

Tutti gli incontri di Transiti avvengono in una stanza virtuale creata appositamente per gestire le consulenze psicologiche in luoghi e fusi orari diversi: “Non si può pensare di fare psicoterapia su uno strumento di videochiamata generalista, sia perché utilizza i dati degli utenti, sia perché sono luoghi in cui ci incontriamo con amici e parenti. Sarebbe come fare psicoterapia nel proprio salotto. Per questo abbiamo costruito uno spazio dedicato, la D-stanza, che ha l’unico scopo di fare psicoterapia online. La D-stanza ha un’agenda e una connessione unica e privata con il paziente: è come tenere sottochiave le cartelle dei pazienti”. In questo modo tutela sia il terapeuta che il paziente dalla commistione di informazioni personali. Le conversazioni avvengono via VoIp – da Voice over IP, sono quelle tecnologie che rendono possibile una conversazione sfruttando una connessione Internet o una rete di telecomunicazioni – e rimangono infatti protette da una tecnologia avanzata con crittografia end-to-end che garantisce totale sicurezza e rispetto della privacy. “Uno dei problemi che ci sta mostrando questa pandemia rispetto al web, è che sono saltati i confini. Come se il fatto di non essere fisicamente in un posto e non avere degli orari perché si lavora da casa, facesse saltare i confini delle nostre giornate. Il web porta a farlo, ma noi terapeuti dobbiamo rimetterli e fissarli bene”.

CHIARA MANETTI

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