La crisi innescata dall’emergenza sanitaria Coronavirus si ripercuote a cascata sulle Regioni e sugli enti comunali. Antonio Decaro, presidente nazionale Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), stima che il lockdown per il mese di marzo abbia determinato un calo del 53% delle entrate tributarie per i Comuni, e del 22% di entrate tariffarie. Le amministrazioni comunali non sanno più da dove attingere risorse. Con la chiusura delle attività sono in difficoltà i privati cittadini ma anche i Comuni.
Dopo l’Isola d’Elba, parliamo della Puglia che ha dovuto spegnere il più grande motore della sua economia: il turismo. Il presidente regionale dell’Anci Puglia, Domenico Vitto, sindaco di Polignano a Mare, ha scritto più volte sollecitando i vari organismi regionali e governativi: “Finora abbiamo rispettato tutti gli obblighi. Ora li invito a non lasciarci soli altrimenti non ce la faremo mai”. C’è grande incertezza sull’entità della fase 2 e gli interrogativi sono ancora aperti. “Forse – osserva Vitto – ci stiamo illudendo che il 4 maggio ritorni tutto come prima. Ma non sarà così. Il 4 maggio è domani e non sappiamo ancora nulla”.
I mancati introiti
Le attività del turismo, e tutto l’indotto a esso collegato (ristoranti, bar, locali, discoteche, lidi), sono state bloccate proprio quando a Pasqua, in Puglia, negli anni passati si registrava già il pienone di presente anche straniere. Molti imprenditori del turismo in passato hanno investito i propri risparmi determinando negli ultimi dieci anni un miglioramento della qualità dei servizi e un aumento del flusso costante .
In conseguenza al lockdown, i Comuni più turistici non hanno incassato la tassa di soggiorno. I tributi sono sospesi. Gli introiti dai parcheggi sono pari a zero. “Ma non c’è solo il turismo – fa notare Antonio Decaro – fra due o tre mesi potremo avere problemi con il pagamento della raccolta dei rifiuti, la cui gestione è dei Comuni. E poi c’è il settore edile: non si sta più costruendo e noi sindaci non stiamo più incassando gli oneri di urbanizzazione. Siamo completamente fermi”.
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Come fare?
“Occorre un serio Piano Marshall”, risponde Vitto. “Lo Stato deve elargire tanti soldi e sostenere i Comuni. Non c’è altra soluzione. Magari potremo affidare i flussi di entrate e di uscita ad associazioni del Terzo Settore, creando nuovi posti di lavoro e ottenendo un duplice risultato”.
Il turismo deve fare i conti anche con le future misure restrittive che resteranno in vigore. “Mi domando: siamo certi che tutte le aziende possiedano le risorse per poter mettere le proprie attività in sicurezza? Come si faranno a gestire le spiagge pubbliche e i lidi? I Comuni, senza entrate, come potranno garantire la gestione delle spiagge pubbliche. Non abbiamo vigili e quei pochi sono impegnati per il contrasto del Coronavirus”.
Vitto riporta l’esempio concreto di un lido che ipoteticamente poteva ospitare cento ombrelloni, mentre per l’estate 2020 dovrà ridurre la quantità di un terzo e garantire il distanziamento di sicurezza. Oppure i costi della sanificazione continua di una stanza di un b&b o d’albergo. “Delle spiagge con i separè in plexiglass non ne parliamo nemmeno. Sono improponibili!” chiosa.
I prestiti non sono sufficienti
Per il presidente Vitto la soluzione non è negli aiuti messi in campo finora: “Mi metto nei panni di un imprenditore di un’azienda turistica. Per riportare l’impresa a com’era quaranta giorni fa ci vorranno almeno 2 o 3 anni di lavoro e sacrifici. Un prestito bancario non è sufficiente, richiede la restituzione di interessi entro 6 anni. Non ce la farebbe mai a restituirli”. “Questa sfida – conclude Domenico Vitto – bisogna combatterla con le armi giuste, con le pistole ad acqua non si vince una guerra”.
Dal nostro corrispondente
Per l’emergenza coronavirus la redazione di FuturaNews si è organizzata per lavorare diffusa sul territorio di appartenenza degli studenti giornalisti praticanti del Master Giorgio Bocca, che ha attivato la formazione a distanza.
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