Secondo un’indagine condotta da ViaVoice per il quotidiano “Libération” il 70% del popolo francese, dopo la fine della pandemia, vorrebbe la costituzione di una nuova Europa, o meglio vorrebbe “riprendere il cammino di costruzione dell’Europa su nuove basi e creare una vera potenza europea”. A sostenere questo dato nello stesso sondaggio vi sono altri due numeri. L’84% degli intervistati ritiene che dopo la crisi sia necessario “trasferire in Europa il massimo delle catene produttive finora delocalizzate in Asia”, mentre il 65% ritiene che si debba attuare un “protezionismo economico molto più rigoroso ai confini dell’UE”.
Numeri che fanno riflettere perché giungono da un Paese che nella sua storia non ha mai realmente pensato ad una “sovranità collettiva”. Un Paese che ha sempre appoggiato, fino all’emergenza Coronavirus, un’idea di bilateralismo con la Germania e in cui finora, l’opinione pubblica si era mostrata più fredda nei confronti del processo di unificazione e dell’Europa in generale, come mostrano sia indagini precedenti della stessa organizzazione, sia l’indagine Spring 2019 Global Attitudes Survey del Pew Research Center che registrava solo un 51% di apprezzamento vero l’Unione europea.
Nel 2005, 15 anni fa, i referendum in Francia e Olanda avevano segnato la bocciatura della Costituzione europea, l’atto che aveva messo in evidenza il vero problema dell’Ue: essere un’unione monetaria senza l’unione politica. Oggi il popolo francese sembra invece chiedere un cambio di rotta sull’Unione.
Stando alle informazioni ricavate dall’indagine ViaVoice, la maggior parte dei francesi vorrebbe ricostruire un vero e proprio “autre monde” dove si possa “riconquistare la sovranità collettiva, superare la società di mercato, proteggere rendendo inattaccabili i beni comuni essenziali per tutti”. Il 69% dei francesi ritiene necessario “rallentare la produttività e la ricerca perpetua della redditività”, ad esempio sfidando la salute dei lavoratori, e il 70% vorrebbe “ridurre l’influenza di finanza e azionisti sulla vita delle imprese”.
La crisi sanitaria ed economica dovuta alla pandemia Covid sembra aver politicizzato ancora di più la Francia, mettendo in crisi le linee guida del sistema sociale ed economico-produttivo presente e portando una maggiore attenzione alla necessità di ricostruire una comunità. Non è un caso che questa consapevolezza dei cittadini francesi sia giunta nei giorni di diffusione dell’epidemia. L’Europa è il continente maggiormente colpito dal virus, gli stati del sud si sono trovati ad affrontare per primi l’epidemia dopo la Cina. E ad oggi la Francia più di 60mila contagi e circa 4mila morti, con qualche ritardo in termini temporali rispetto a Italia e Spagna dove i casi certificati hanno già superato quota 100mila.
L’Ue sta vivendo la più grande crisi dal secondo dopoguerra e non ha saputo dare risposte immediate agli stati membri, anche secondo i transalpini. “Per molti dei francesi che abbiamo intervistato, la pandemia ha rivelato le carenze del nostro modello, un’inversione scandalosa di priorità e una corsa folle verso un sistema che nessuno può padroneggiare” ha spiegato il presidente di ViaVoice Miquet-Marty.
Il Consiglio europeo non ha per ora trovato l’accordo sui Coronabond, ribadendo però la sua solidarietà nei confronti dei Paesi più colpiti. Il virus è andato avanti a diffondersi creando due blocchi europei. Gli stati del sud Europa, più colpiti, che chiedono aiuti. Quelli del nord, meno, che si rifiutano, in parte, di darli. La Francia, che fino a poche settimane fa nelle decisioni di rilievo si trovava a fare da Paese mediatore, ora invece sembra reclamare a gran voce una rivoluzione collettiva. Il presidente Macron, nelle ultime settimane, ha rilasciato numerose interviste ai quotidiani nazionali italiani in cui ha ripetuto di stare dalla parte dell’Italia e di non tollerare più gli egoismi europei. “Se l’Europa può morire, è nel non agire. Non voglio un’Europa del minimo comune denominatore. Il momento è storico: la Francia si batterà per un’Europa della solidarietà, della sovranità e dell’avvenire” ha dichiarato solo pochi giorni fa in un’intervista a Repubblica.
E ora? Sul futuro dell’Europa si vedrà, anche se le idee dei francesi sono piuttosto chiare. Chissà però che cosa sarà dell’ “autre monde” quando tutti, dopo la fine di questa epidemia, torneranno alla vita di prima.