Dieci titoli per combattere la pandemia e affrontare il periodo di isolamento. Pellicole storiche, che hanno forgiato l’immaginario collettivo di intere generazioni. Dalla storica “Singing in the rain” a “Il cappello a cilindro” con Fred Astaire e Ginger Rogers, passando per il classico Disney “Il libro della giungla” e il primo “Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta”. Nella lista dei «conforting films» redatta dalla Bbc compare anche “Pranzo di ferragosto”, commedia del 2008 diretta e interpretata da Gianni Di Gregorio e prodotta da Matteo Garrone. Definita «delicatamente affascinante» dal critico Nicholas Barber, il film ha come protagonista Gianni, un sessantenne romano che vive accudendo la madre vedova in un appartamento di Trastevere. Nell’afa estiva della capitale, Gianni si ritroverà a passare il Ferragosto con ben cinque donne anziane, accantonando i problemi della vita mondana e «riscoprendo la gioia dell’accudire i propri cari».
Gianni Di Gregorio, qual è stata la sua reazione per questo riconoscimento?
Un’emozione fortissima, tanto che inizialmente credevo fosse uno scherzo. Lo sono venuto a sapere da un amico che mi ha telefonato entusiasta. Incredulo gli ho risposto «ti sarai sbagliato», poi sono andato a controllare ed effettivamente sul sito della Bbc c’è un box dedicato a “Pranzo di ferragosto”. Davvero non me lo aspettavo.
La Bbc ha consigliato la pellicola a «chi vuole sentirsi parte di una comunità» durante la quarantena. Le sembra una categoria appropriata?
Direi di sì. Nel film viene proprio raccontata la storia di un uomo e di alcune signore che – in maniera inaspettata – si ritrovano a trascorrere ore e giornate assieme. In quel tempo condiviso si crea un’amicizia e un rispetto reciproco che devono ispirare ciascuno di noi per affrontare al meglio le settimane di isolamento che ci attendono.
Rivedere le priorità e non dimenticarsi di chi ci vuole bene. Sono questi i valori del film da cui prendere spunto?
Assolutamente sì. Dobbiamo rendere la quarantena un’occasione per riporre in secondo piano il superfluo delle nostre relazioni e concentrarci sui legami veri. In particolare, trovo magnifica l’idea di restituire ai nostri cari l’affetto che ci hanno trasmesso durante l’infanzia. E questo aspetto risulta centrale nel film, in cui Gianni si ritrova ad accantonare i dilemmi che lo assillano lasciando spazio all’ascolto e alla comprensione di chi lo circonda.
Come sta vivendo questo tempo di coronavirus e come le sembra che stiano reagendo le persone?
Mi ritengo fortunato, sono nella mia casa di Roma con mia moglie. Purtroppo le figlie sono bloccate in giro per l’Italia, ma restiamo sempre in contatto. In generale credo che da parte di molti ci sia stata una risposta orgogliosa e solidale. Sento spesso amici e conoscenti che cercano di prendere con filosofia questo stravolgimento, probabilmente per sdrammatizzare le brutte notizie che ogni giorno ci arrivano. Stiamo riscoprendo il valore di un sorriso, oggi sempre più raro. Ieri la mia vicina – in modo bonario – mi ha telefonato chiedendomi in prestito il cane. Ci siamo fatti una risata e questo mi ha reso felice.