Non è più solo il virus: ormai ci sono la paura del contagio e l’isolamento. Oltre ai medici in prima linea per affrontare l’emergenza, ci sono anche gli psicologi, sempre più sollecitati a dare risposte in un tempo che di certezze ne ha poche. In tanti nei giorni scorsi si sono proposti per offrire sostegno gratuito online o al telefono, e anche il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha istituto un’area dedicata sul sito, in cui sono mappati i professionisti disponibili, suddivisi per area e specializzazione.
Tra i professionisti torinesi che si sono resi disponibili, a seguito dell’invito della giornalista Roberta Villa che sui social ha lanciato l’hasthtag #facciolamiaparte invitando a dare il proprio contributo come persone e professionisti in questo momento di emergenza, ci sono Francesca Tardio e Silvia Mascolo, alias Psicoliche. È Tardio a fare un bilancio di questi primi giorni e i consigli per vivere meglio, per quanto possibile, le settimane dell’isolamento.
Chi vi ha contattate di più da quando avete iniziato a offrire il servizio di sostegno psicologico gratuito online?
“Tanti giovani, non solo della nostra zona ma anche residenti nelle aree più colpite dal virus, come la Lombardia. Il problema maggiore è la difficoltà ad affrontare l’isolamento, che non ha per ora una “data di scadenza”. Molte coppie, a seguito della convivenza forzata, soprattutto se in abitazioni piccole, si trovano ad affrontare problemi già esistenti, che però erano stemperati dalla vita quotidiana e dalle possibilità di decomprimere, andando magari a fare una passeggiata”. Ci sono le mamme e i papà impegnati nello smart working, che devono conciliare con la presenza in casa dei bambini: in questo caso non si tratta solo di pensare a loro stessi, cosa che è già di per sé difficile, ma di mettere da parte le paure per ricreare una routine con i figli, di ritagliare il tempo necessario per lavorare e possibilmente anche di essere una donna e un uomo e non solo una madre e un padre. Infine c’è la paura per l’incertezza costante, ancora più forte per i liberi professionisti e per chi ha sulle spalle la responsabilità di avere dei dipendenti”.
Quali conseguenze può avere l’isolamento sulla psiche delle persone e come gestirle?
“La mancanza di socialità porta a emergere i problemi di ognuno: si possono verificare reazioni incontrollate sia nei pensieri che nelle emozioni. I rischi principali, sia adesso che alla fine dell’emergenza, sono l’insorgenza della depressione e l’acutizzarsi della stessa in chi già ne soffriva. Un punto di partenza su cui riflettere l’assoluta normalità dell’avere paura in una situazione di emergenza: è importante accogliere la tristezza la vulnerabilità e provare ad accettarle, perché in questo caso non sono un problema personale ma un fenomeno collettivo”.
È possibile dare dei consigli su come affrontare la situazione?
“Ciò che sta accadendo è nuovo per tutti: ognuno reagisce con proprie modalità, facendo ricorso a risorse che l’hanno aiutato in precedenza a trovare un equilibrio. Non c’è un modo giusto o sbagliato di comportarsi: c’è chi risponde in maniera attiva e prova a trovare un ruolo anche nell’emergenza e chi invece ha bisogno di più tempo per riuscire a muoversi. Non ci sono quindi soluzioni valide per tutti. Si possono invece individuare dei suggerimenti pratici su come comportarsi per gestire la paura. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi a questo scopo ha pubblicato materiale informativo e alcuni vademecum per i cittadini, disponibili in varie lingue oltre all’italiano, e anche una guida antistress per i cittadini in casa. Una prima indicazione è di non cercare informazioni in maniera compulsiva e attenersi a quanto comunicato da fonti ufficiali e affidabili, come Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Organizzazione Mondiale della Sanità se si ha dimestichezza con l’inglese; la circolazione di fake news in chat non fa altro che accrescere l’ansia.
È utile provare a non perdere le vecchie abitudini: seppur con maggiore flessibilità perché non c’è l’urgenza di raggiungere il posto di lavoro, meglio svegliarsi alla stessa ora di prima e non alterare il ritmo sonno-veglia. È buona norma dare spazio a momenti di cura di sé: se si faceva attività fisica, trovare un modo di continuare. Ritrovandosi meno condizionati dai ritmi frenetici si può dedicare più attenzione e tempo all’alimentazione e alla cucina. Ben vengano i momenti di meditazione. Soprattutto per chi trascorre le giornate da solo, i supporti tecnologici sono utili per mantenere i contatti con i propri cari e gli amici. Infine, non sono una sostenitrice dell’iperproduttività che qualcuno promuove: temo che possa generare una grande frustrazione e sensi di colpa, mentre innanzitutto dobbiamo adattarci a una situazione inedita e non facile. Cerchiamo allora di prenderci cura di noi e di fare quello che ci fa stare bene”.
Qual è il messaggio secondo lei più importante da trasmettere oggi alle persone?
“La circostanza non è facile ma bisogna pensare che prima o poi questo finirà. Abbiamo una grande responsabilità, che è quella di prenderci cura di noi stessi e degli altri: il nostro stare a casa non è inutile, anzi ha un obiettivo molto alto”.