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Coronavirus, emergenza infermieri nella case di riposo per anziani

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Sono preziosi nelle situazioni ordinarie, di fondamentale importanza in questo momento straordinario. Sono gli infermieri italiani, chiamati ora ad affrontare un’emergenza sanitaria senza precedenti. Talmente richiesti nei reparti degli ospedali adibiti alla cura del Covid 19 da iniziare a scarseggiare altrove, soprattutto all’interno delle case di riposo. L’allarme è stato lanciato dall’agenzia per il lavoro “Orienta” che denuncia il rischio sempre più consistente a sfavore delle strutture assistenziali per anziani.

“Solo in questi giorni di emergenza abbiamo collocato circa 400 infermieri negli ospedali ma contestualmente stiamo assistendo ad una sorta di mini-esodo degli infermieri dalle case di riposo private verso le strutture ospedaliere – spiega Filippo Bruni, responsabile della divisione sanità di Orienta -. E’ un trend costante che sta evolvendo di giorno in giorno sotto i nostri occhi con potenziali ricadute problematiche sull’assistenza sanitaria per i nostri anziani non autosufficienti”.

L’emergenza Coronavirus ha dato vita ad alcune misure straordinarie che prevedono sul territorio nazionale l’assunzione di 20mila operatori sanitari, di cui 10mila infermieri da impiegare all’interno delle terapie intensive, a scapito a volte delle cliniche private, in particolare delle case di riposo per anziani. Queste strutture sono circa 7500 in Italia e sono in costante crescita visto il trend di invecchiamento della popolazione e la crescente affermazione dell’assistenza agli anziani, soprattutto non autosufficienti, al di fuori del perimetro familiare.

Secondo i dati di Orienta,  che tratta in una sezione apposito l’aria dedicata ad “Healthcare e Wellness”, in 10 anni si è avuta una crescita di strutture assistenziali pari al 40% e i posti letti nel settore privato sono passati da 159mila a oltre 224mila. Facendo una proporzione 7 posti letto su 10 sono gestiti dall’ente privato. Al momento le persone non autosufficienti over 65 sono oltre i 2,8 milioni su scala nazionale, e secondo le previsioni tra 10 anni saranno pari circa al doppio, con una conseguente necessità di impiego di infermieri in questo settore.

A livello regionale il Piemonte conta, solo nella provincia di Torino, più di 20 presidi ospedalieri (includendo le Asl To3-To4 e To5), alcuni dei quali (Ospedale Amedeo di Savoia, Ospedale Molinette, Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi di Orbassano) hanno riconvertito interi reparti dedicandoli ai pazienti affetti dal coronavirus, con una necessità crescente di impiego di operatori sanitari in un’emergenza che al momento conta più di tremila contagiati e 183 deceduti. Emblema della situazione è la prossima apertura dell’Ospedale di Verduno, del’Asl To2 tra Alba e Bra, in cantiere da molti anni, che oggi si prepara ad assumere 34 medici e 72 infermieri con un bando istituito dalla Regione 2 giorni fa e in scadenza oggi. Fino a ieri sera erano già 44 i medici e 55 gli infermieri che avevano risposto al bando.

 

 

“Al momento – conclude Bruni – grazie all’impegno encomiabile dei professionisti sanitari e all’ottimizzazione organizzativa dei responsabili delle strutture la situazione è ancora sotto controllo. Di questo passo, tuttavia, a breve avremo un’emergenza infermieri nella case di riposo. E’ evidente che la coperta è corta in questo momento e la priorità della lotta all’epidemia del Covid 19 sta catalizzando tutte le attenzioni, ma bisogna tenere sotto stretto controllo quello che sta accadendo nelle strutture di assistenza agli anziani. E’ utile segnare, inoltre, che in questo momento stiamo coprendo la richiesta di infermieri anche grazie alla disponibilità di operatori del Sud Italia a trasferirsi verso strutture del Centro-Nord”. A breve, come confermato dalla stessa “Orienta”, è probabile che vengano attivati nuovi bandi per la ricerca e l’assunzione di altre figure infermieristiche anche nel settore privato e delle case di cura, per colmare quei posti che nelle prossime settimane resteranno vacanti.

VALERIA TUBEROSI

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