A partire dalla mezzanotte del 23 febbraio, lo Storico Carnevale di Ivrea si è fermato. Una decisione straziante per la Fondazione, che ringrazia “i personaggi storici, gli aranceri, la popolazione e tutti coloro che contribuiscono con i propri sacrifici alla realizzazione di una manifestazione unica in tutto il mondo”. Sono state le disposizioni di Comune, Regione e Ministero della Salute per il rischio di diffusione del Coronavirus a portare allo stop definitivo della festa, quella che ogni anno riempie la città di agrumi arancioni, cittadini in costume e stendardi sulle mura eporediesi. Ma nella giornata di oggi, quella che sarebbe stata la seconda della “Battaglia delle Arance”, i cittadini di Ivrea sono scesi in piazza insieme alla Mugnaia Paola Gregorutti. Un corteo improvvisato partito dal quartiere del Borghetto per far sentire la propria voce, contro le disposizioni emanate.
Il Sindaco Stefano Sertoli, che ha firmato l’ordinanza di sospensione della manifestazione, ha dichiarato che la comunicazione da parte della Regione è arrivata nel corso della manifestazione di domenica, verso le 16:30. Per questo motivo sarebbe stato impossibile annullarla prima dell’inizio della Battaglia o il giorno stesso: “Avrebbe creato un inutile allarmismo”.
Il Carnevale di Ivrea rientra così tra le numerose manifestazioni culturali, ludiche e sportive all’aperto e al chiuso interrotte in questi giorni in Piemonte e in tutta Italia. Una decisione prevedibile, visto il numero di contagi in continuo aumento nel nostro Paese, ma molto sofferta. Perché lo Storico Carnevale di Ivrea è una realtà che affonda le radici nel Medioevo. L’evento che si sarebbe svolto in tre giornate e ha dovuto accontentarsi solo della domenica è la già citata “Battaglia delle arance”: si tratta del momento più spettacolare dell’intero Carnevale, in cui si fronteggiano nove squadre.
Ogni casata occupa una zona fissa per tirare le arance contro le armate del tiranno, che sono rappresentate dagli aranceri sui carri: Asso di Picche tira in Piazza di Città con i combattenti della Morte. In piazza Ottinetti ci sono gli Scacchi e gli Scorpioni d’Arduino, mentre i Tuchini del Borghetto sono gli unici a tirare sulla riva destra della Dora Baltea. Piazza del Rondolino è divisa tra la Pantera Nera, i Diavoli e i Mercenari. Infine i Credendari tirano in piazza Freguglia. I carri che si alternano nelle varie zone per pochi minuti sono divisi in quelli trainati da due o quattro cavalli. Gli aranceri a piedi, che simboleggiano la rivolta del popolo, indossano le casacche del colore della propria squadra d’appartenenza.
L’intera città si mobilita, l’intera città si traveste. Ma in mezzo alla mischia spuntano dei cappelli rossi: sono i civili, coloro che non possono essere colpiti dagli aranceri. Il berretto frigio è d’obbligo per chi vuole solo assistere alla battaglia. Per tutti gli altri, pioggia di arance.