Alla vigilia delle elezioni Politiche del 4 marzo 2018 aveva annunciato l’addio a Repubblica per candidarsi nelle file del Partito Democratico, in un momento non facile per i Dem e per Matteo Renzi.
E da Renzi a Renzi, Cerno decide di seguire l’ex premier anche nella sua nuova “casa”, Italia Viva. Un ingresso importante perché a Palazzo Madama Iv aumenta il suo peso specifico.
“Porterò in Parlamento le mie battaglie senza piegarmi ai diktat – scriveva su Twitter – dai diritti civili alle libertà di espressione, alla lotta contro il Tav”. Ed infatti il 7 agosto 2019 – in piena crisi del governo gialloverde – aveva fatto scalpore il suo voto a favore della mozione 5 Stelle sull’Alta Velocità “per tentare di evitare all’ultimo momento uno spreco colossale di denaro”.
Nell’ultimo mese Tommaso Cerno è tornato a far parlare di sè per aver partecipato – lo scorso 11 gennaio – alla marcia per Nicoletta Dosio, l’attivista torinese No Tav portata in carcere poco più di un mese fa dopo aver rifiutato qualsiasi altra misura alternativa. “Spero di essere il primo di una lunga serie di parlamentari a riscoprire la piazza per questa causa. Lancio un appello al mio partito” aveva detto ai microfoni di Futura News. Fino alla giornata di ieri, mercoledì 18 febbraio 2020, quando ha scelto di abbandonare il Partito Democratico per entrare nel gruppo di Italia Viva.
Senatore Cerno, come nasce la scelta di aderire a Italia Viva?
Il Pd non mi dava più garanzie su nulla di quello che mi sta a cuore. In primis sulla giustizia, un tema su cui mi sembra non ci sia più spazio per trattare in questo governo. La riforma della prescrizione e le intercettazioni sono questioni su cui non riusciamo a convergere, io sono assolutamente contrario ad una prospettiva in cui i processi durano all’infinito e le intercettazioni vengono utilizzate in maniera indebita. La posizione di Zingaretti è per me inconcepibile; il Partito Democratico mira ad altro rispetto a quello che io vorrei portare avanti in questa legislatura e su cui spero di poter lavorare con i colleghi di Italia Viva.
Crede sia ancora possibile lavorare con questa maggioranza o siamo alla fine del Conte II?
Ritengo che Conte abbia ormai scontato il ruolo e non sia più in grado di tenere in piedi questo governo. Ripeto, questa maggioranza per me crolla sul tema della giustizia. Credo anche che l’esecutivo potrebbe ridursi a qualcosa di diverso da noi. Potrebbe nascere una nuova maggioranza attorno a una riforma costituzionale maggioritaria per un’elezione diretta del premier, in alternativa al sistema proporzionale sostenuto da M5S e Pd. Per fare questo è necessario consultare tutti e cercare il più ampio consenso possibile. Non credo si possa prescindere da un dialogo con le destre.
E dell’accordo siglato giusto pochi mesi fa cosa rimane?
Con questa maggioranza vorrei riuscire a completare il percorso dei diritti, facendo la legge sull’omofobia e garantendo pieni diritti anche a tutte le coppie omogenitoriali e ai loro bambini. Ma per il resto non credo sia più possibile fare un percorso condiviso. Un sistema proporzionale porta ad alleanze fittizie e a governi che si reggono solo per l’ordinaria amministrazione. Per questo lo contesto così fortemente. Credo che questa sia ad oggi anche la posizione di Matteo Renzi e di tutti i parlamentari di Italia Viva. Non possiamo più accettare questa deriva giustizialista impressa dal Movimento 5 Stelle all’esecutivo.
Su alcuni temi però la distanza personale con il Movimento 5 Stelle non è sempre stata così siderale. Il voto alla mozione sul Tav del 7 agosto e la marcia per Nicoletta Dosio ne sono l’esempio. Pensa di poter continuare a portare avanti queste battaglie dentro Italia Viva?
Renzi è quello che nel 2014 disse che il Tav sarebbe stata l’ultima porcata fatta in Italia in quel modo. Credo che non abbia del tutto cambiato idea e, anzi, la collocazione più moderata potrebbe dargli ulteriore forza per imporsi su questi argomenti. Ad agosto nessuno – a parte i 5 stelle – ha votato a favore su questo argomento. Non dico che Italia Viva sia completamente sensibilizzata sul tema, ma Renzi si è speso più volte per un sistema di opere pubbliche fatto diversamente e non credo sia un grande sostenitore del Tav in Val di Susa.