Le donne a capo delle aziende sono sempre di più: l’Italia, con il 33,1 per cento è al quinto posto nella classifica mondiale per numero di amministratori delegati donne. E’ stato questo l’oggetto del dibattito che si è tenuto oggi 5 febbraio al Campus Luigi Einaudi al Tavolo di Lavoro “Più donne nei Cda e nelle posizioni apicali”, coordinato dalla consigliera di Parità regionale Giulia Maria Cavaletto e dalla Commissione regionale Pari Opportunità, di cui fanno parte associazioni femminili e ordini professionali, in collaborazione con l’Università di Torino. L’incontro è avvenuto in occasione dell’emendamento di fine 2019 della Legge Golfo-Mosca (2011) sulle quote rosa, a favore dell’equilibrata rappresentanza di entrambi i generi nei Consigli di Amministrazione e di controllo delle Società quotate e a controllo pubblico. La quota delle donne all’interno dei consigli di amministrazione è salita negli ultimi quattro anni dal 33 al 40%.
“L’emendamento di dicembre ci porta a rinnovare il nostro impegno sul territorio piemontese – spiega la consigliera – per sensibilizzare le donne, perché siano sempre più consapevoli delle loro competenze e motivate a candidarsi. E d’altra parte ci rivolgiamo alle società e imprese perché creino contesti più favorevoli e inclusivi in ottica di genere a tutti i livelli, in particolare in quelli dirigenziali”.
Il Tavolo di Lavoro dal 2013 ha promosso incontri di sensibilizzazione, eventi formativi e la creazione di una banca dati di donne con i requisiti per accedere ai Cda. Da oggi è possibile accedere alla versione informatizzata della banca dati, raggiungibile all’indirizzo donneneicda.regione.piemonte.it, che offre l’opportunità alle lavoratrici di iscriversi e ricevere aggiornamenti sui bandi aperti per il rinnovo dei Cda in Piemonte, e alle Società la possibilità di segnalare i bandi attivi e di consultare l’elenco delle professioniste. Il sito offre, inoltre, materiale informativo e di approfondimento sul tema, tra cui l’eBook “Donne, Leadership e Pari Opportunità” che presenta il quadro normativo dell’approvazione della legge, fotografa i risultati raggiunti, offre spunti ad aziende che vogliano affrontare e migliorare la partecipazione delle donne a tutti i livelli aziendali.
“La banca dati è un passo in più per valorizzare i talenti femminili che, grazie a titoli di studio e competenze acquisite, hanno i requisiti per ricoprire incarichi all’interno degli organi di amministrazione e controllo delle società quotate e a controllo pubblico. Rinnoviamo così il nostro impegno sul territorio piemontese – continua la consigliera – per sensibilizzare le donne, perché siano sempre più consapevoli delle loro competenze e motivate a candidarsi. E d’altra parte ci rivolgiamo alle società e imprese perché creino contesti più favorevoli e inclusivi in ottica di genere a tutti i livelli, in particolare in quelli dirigenziali”.
IN ITALIA
Nel 2011 è stata introdotta la legge bipartisan (120/2011) che ha posto degli obblighi nei confronti delle aziende per contrastare le discriminazione nei confronti delle donne nei consigli di amministrazione delle aziende. La legge Golfo-Mosca stabiliva infatti che il 20% dei posti disponibili negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate (consigli di amministrazione e collegi sindacali) venisse riservato alle donne. Dal 2015 invece la quota da riservare alle donne è salita a un terzo dei posti disponibili. L’ultimo passo in avanti è stato fatto a dicembre 2019, con l’introduzione dell’emendamento che fa crescere la quota delle donne ai vertici in azienda al 40%. In Italia, prima dell’entrata in
vigore della legge Golfo-Mosca, le donne rappresentavano solo il 6% dei componenti dei
Consigli di Amministrazione delle società quotate, uno dei tre peggiori dati di tutti i Paesi membri
dell’Unione Europea.
I DATI
Secondo la ricerca “The CS Gender 3000 in 2019” del Credit Suisse Research Institute (Csri) la percentuale di donne nei Cda su scala globale è pari al 20,6%: una quota quasi doppia rispetto a dieci anni fa. Il rapporto ha analizzato 3mila aziende di 56 Paesi. A livello globale i numeri raccontano una situazione disomogenea: all’ultimo posto si colloca il Giappone con appena il 5,7% di donne nei Cda, l’Europa con un 29,7% è il luogo in cui sono si sono introdotte la maggior parte delle normative per migliorare le condizioni lavorative delle donne. In Nord America i progressi sono avvenuti senza aver bisogno di leggi con un dato che passa dai 17,3% di quote rosa del 2015 a quasi il 24,7% attuale. Nel Sud America la quota femminile nelle posizioni dirigenziali è aumentata solo gradualmente verso un 7,8%.
Tra i Paesi con la maggior presenza di donne ai vertici c’è anche l’Italia, insieme a Norvegia, Francia e Svezia. Le nazioni dove si è registrato un incremento maggiore sono Malesia, Francia, Australia, Germania e Austria. La notizia positiva è che si registra un aumento delle donne nelle posizioni manageriali rispetto all’ultimo studio del 2016, dal 14% al 17%. Quella negativa è che solo il 5% delle aziende esaminate nello studio ha Ceo donne. Le posizioni occupate dalle donne sono ancora escluse dai vertici operativi e decisionali. Solitamente sono impiegate in lavori relativi a servizi, desk o segreteria, mentre gli uomini occupano l’80% delle posizioni di responsabilità nel settore informatico. Negli ultimi decenni diversi passi in avanti sono stati fatti ma, secondo quanto raccontano i numeri, la strada è ancora lunga.