Un’onda anomala che si sposta velocemente e che in prossimità della costa si alza, anche di decine di metri, la sua energia è spaventosa e non danneggia navi e barche in alto mare, ma attacca il porto. Questa è la definizione dal termine giapponese tsunami ed anche il titolo del brano che la band torinese degli Eugenio in Via Di Gioia porterà a Sanremo Giovani 2020. “‘Tsunami’ è un’onda – racconta Eugenio Cesaro, cantante della band – che nasce dal senso di consapevolezza dei singoli individui, ma che solo attraverso la relazione con gli altri diventa spaventosa. Il rischio della nostra società è la tendenza a semplificare a causa della grande quantità di informazioni fruite, la forza deriva dalla volontà di approfondire le cose. La sfida nel portare questo brano a Sanremo è la speranza che il pubblico percepisca il nostro bisogno di indagare per essere davvero parte di un cambiamento”.
Si tratta di una prova importante per Eugenio Cesaro, Emanuele Via, Paolo Di Gioia e Lorenzo Federici che dal 4 al 7 febbraio gareggeranno sul palco dell’Ariston contro le altre sette Nuove Proposte di questa edizione. La band torinese, frutto dell’unione tra idee, strumenti e nomi dei componenti, è nata nel 2012, e si è man mano avvicinata al proprio pubblico attraverso la strada, durante i concerti, grazie all’interazione continua sui social. Alcune persone li hanno conosciuti ai raduni che hanno riempito le piazze o addirittura attraverso un’esibizione dal vivo sul treno Italo della tratta Torino-Roma che ha intrattenuto i viaggiatori esasperati da oltre sei ore di ritardo. Il palco del 70° Festival di Sanremo porta con sé una tradizione musicale diversa. Il gruppo ha iniziato questa avventura quasi per gioco, il cantante aveva iscritto la band senza che gli altri componenti lo sapessero e fino alla fine hanno portato avanti sui social un gioco basato su questo fraintendimento. Ora la partecipazione a Sanremo Giovani è diventata realtà con il lasciapassare ottenuto durante la fase finale delle selezioni del 19 dicembre scorso.
“Questa è una grande occasione – spiega Cesaro – per trasformare sei anni di canzoni e progetti, sia a livello musicale che sociale, in un messaggio chiaro che arrivi a più persone. Non siamo spaventati dalla possibile popolarità, più dalla semplificazione. Nel momento in cui tanta gente di colpo fruisce di qualcosa è come se questa nascesse in quel momento, di colpo tutti ne parlano. La difficoltà sta nel diverso linguaggio: parlare attraverso i social network o in raduno di piazza crea un contesto che ormai conosciamo bene. Ora invece saremo in televisione davanti a tutta Italia, quindi lo sforzo sarà raccontarsi senza essere fraintesi”.
L’onda che a febbraio invaderà la città dei fiori sarà di colore verde. Questo perché gli Eugenio in Via Di Gioia, che a marzo scorso hanno fatto uscire il terzo album intitolato “Natura viva”, hanno da sempre sostenuto la causa della tematica ambientale. I quattro ragazzi hanno deciso di non raccontarlo solo in musica, ma di agire concretamente sul tema, creando una piattaforma interattiva intitolata “Lettera al prossimo” da una loro canzone: un crowdfunding con il fine di creare una vera e propria foresta in territorio italiano, grazie soprattutto alle donazioni degli utenti. La campagna, partita il 26 settembre 2019, andrà avanti fino al 2050 e in soli dieci giorni ha raggiunto l’obiettivo della prima foresta. «Siamo rimasti molto sorpresi – racconta il cantante piemontese – dalla grande partecipazione degli utenti. Sicuramente il 2019 è stato l’anno chiave per l’ambiente, Greta Thunberg è riuscita a far conoscere la complessità della crisi planetaria. Da una parte si è creato l’effetto moda: diversi politici e brand vedono nell’essere green un’occasione per farsi pubblicità. È necessario affidarsi alla concretezza, non agli specchietti per le allodole. La prima fase di sensibilizzazione si è conclusa: il tema è diventato globale, ora arriva la parte più complessa, ovvero prendere parte ad un cambiamento radicale di abitudini. Solo questo potrà smuovere politici e multinazionali ai piani alti. Lo tsunami diventiamo noi se singolarmente ci muoviamo”.
Articolo tratto dal magazine di Futura uscito il 22 gennaio 2020. Leggi il pdf qui