Il primo punto di svolta nella corsa alle elezioni americane 2020 è arrivato. Dopo più di un anno di campagna elettorale e a nove mesi esatti dal voto per la Casa Bianca, oggi, 3 febbraio, è il giorno dei caucus dell’Iowa.
Nel piccolo stato del Midwest in cui vive circa l’1% della popolazione degli Stati Uniti si tiene il primo confronto diretto con il consenso dei cittadini per i candidati del Partito Democratico. La prima tappa nella lunga corsa che porta all’elezione dello sfidante del presidente uscente Donald Trump. Una tappa che secondo gli ultimi sondaggi vede ancora in testa il candidato “socialista” Bernie Sanders, il cui successo potrebbe avere effetti dirompenti sull’esito della partita.
Ma che cosa sono i caucus dell’Iowa? E perché ogni quattro anni se ne sente parlare come di un appuntamento importante anche se mancano ancora molti mesi al momento cruciale del voto? Il vicedirettore del Post Francesco Costa conosce profondamente la politica e le elezioni statunitensi: “I caucus dell’Iowa creano un clima di attesa nella stampa, tra i finanziatori, tra gli elettori per il semplice fatto di essere la prima indicazione ufficiale dei consensi. Questo fa sì che storicamente chi vince in Iowa ottenga una spinta nei sondaggi e nella raccolta fondi”.
Da quando sono nate le elezioni primarie negli Stati Uniti l’Iowa ha avuto più volte un peso rilevante soprattutto per il Partito Democratico. A partire dal 1972, nove volte su dodici il dem che ha vinto lì ha poi conquistato anche la nomination. L’ultimo candidato ad arrivare in fondo ottenendo un risultato deludente in Iowa è stato Bill Clinton nel 1992. L’ultimo invece ad aver ottenuto grande slancio dalla vittoria nel primo appuntamento dopo essere partito a fari spenti è stato Barack Obama nel 2008.
Come si svolgono i caucus?
I “caucus” (il termine deriva probabilmente dalla lingua degli indiani algonchini con il significato originario di ‘consiglio degli anziani’) non sono un semplice voto in cui gli iscritti dei partiti si presentano ai seggi, crocettano una preferenza e tornano a casa in attesa dei risultati. Richiedono agli elettori un impegno di un paio d’ore in confronti e dibattiti con i rappresentanti dei vari candidati nei seggi allestiti in palestre o saloni di ogni collegio.
Nelle primarie del Partito Repubblicano il procedimento è lineare: dopo il confronto si vota e si conta chi ha ottenuto più preferenze. I Democratici optano per un sistema più complesso: “Il voto è palese, con tutti i meccanismi di pressione sociale che questo comporta” spiega Francesco Costa. “A questo punto ci si conta una prima volta: gli elettori dei candidati che non riescono a ottenere almeno il 15% sui presenti del singolo seggio vengono invitati a dirottare la loro scelta verso uno dei più votati. I voti vengono poi contati nuovamente e sulla base delle preferenze i candidati si aggiudicano un determinato numero di delegati di seggio”. Da lì i voti sono convertiti in base a un calcolo proporzionale sui 2107 delegati statali (qui si può trovare una spiegazione del meccanismo di assegnazione). I risultati finali sanciscono da quanti delegati nazionali saranno sostenuti i candidati che hanno superato la soglia di sbarramento alla Convention Nazionale del Partito Democratico, in programma dal 13 al 16 luglio a Milwaukee. Da qui uscirà il nome dello sfidante di Donald Trump.
Chi sono i favoriti?
I candidati democratici principali in corsa per la nomination sono nove, ma a giudicare dai sondaggi e dalle risorse che possono mettere in campo la competizione dovrebbe essere ristretta a quattro già da questo appuntamento. “Bernie Sanders è il favorito. La sua raccolta fondi sta andando benissimo e avere tanti soldi in Iowa è importante perché ti permette di aprire tanti comitati, di avere più volontari da mandare in giro” afferma Costa. “È seguito da Joe Biden, mentre Pete Buttigieg ed Elizabeth Warren si contendono il terzo posto. L’unica altra candidata ad avere una piccola chance di riuscire a inserirsi nella corsa è Amy Klobuchar, che però sta puntando tutto sull’Iowa e altrove non ha quasi nulla in termini di comitati e presenze”.
Si preannuncia una partita aperta a possibili sorprese, con grande partecipazione degli attivisti democratici nonostante la questione del procedimento di impeachment a Trump abbia in generale distolto l’attenzione dei media dai caucus negli ultimi mesi: “Il gioco delle elezioni è fatto di aspettative. A seconda delle attese gli stessi risultati possono assumere contorni molto diversi” conclude Francesco Costa. “Ci sono tanti candidati in ballo, alcuni con molte risorse economiche. Credo che la partecipazione sarà alta, l’unico rischio è che con la questione impeachment il voto non coinvolga nessuno tra coloro che non sono già convinti di votare per i democratici”.