Elia, Sergio e Giorgio: tre storie Lgbt di ostinazione. I loro progetti di vita sono andati avanti malgrado le difficoltà. Elia ha difeso il suo nuovo percorso transessuale dagli eccessi premurosi di chi lo ha accompagnato. La morte ha strappato Aldo dalle braccia di Sergio; un amore infinito. Giorgio e Niccolò progettano di lasciare l’Italia. Intanto la posizione della Chiesa torinese, di apertura rispetto al mondo Lgbt, trova resistenze nel mondo dell’associazionismo cattolico più duro e ortodosso. Ad ammetterlo è il sacerdote don Gian Luca Carrega, incaricato per la “pastorale omosessuale”.
Cominciamo da Elia Manolino, 22 anni, sta affrontando il percorso transessuale per diventare uomo. Ha iniziato la terapia ormonale un anno e mezzo fa dopo sei mesi di psicoterapia obbligatoria. Poi la mastectomia. Qual è stata la cosa più difficile di questo percorso? Elia confida: «Quando ho iniziato la terapia ormonale, e non sembravo né maschio né femmina, molte persone avevano un atteggiamento di medicalizzazione eccessiva. Desidero che il termine transessualità non venga più associato a qualcosa di tragico, come se fosse una malattia. I drammi nella vita sono altri. Sono una persona normale e vorrei che questa normalità trasparisse anche negli atteggiamenti degli altri».
Sergio Trombetta oggi ha 71 anni. Giornalista, il suo coming out risale ai tempi della Gazzetta del Popolo, prima della chiusura del giornale. Sergio si è unito civilmente con Aldo Giglio nel 2016. La vita coniugale è andata avanti fino all’ottobre 2018 quando suo marito è mancato a 67 anni per un tumore. «Una morte dolorosa e improvvisa», racconta Sergio che ha dovuto affrontare il dramma da solo. Finché un nipote di Aldo si è trasferito a Torino per lavoro e oggi abita da Sergio. «Una presenza psicologica importante». Sergio racconta il matrimonio, una cerimonia con parenti e amici, in particolare una zia catanese di Aldo con i suoi nipotini. «La sua presenza è stata un riconoscimento importante per la coppia. Abbiamo sfatato il mito del Sud come terra di pregiudizi».
Giorgio Barillà invece si è unito civilmente a Niccolò Chen il 7 ottobre 2017. Giorgio, torinese, si è sposato il giorno dopo il suo diciannovesimo compleanno. Niccolò, cinese, ne aveva 22. Era la più giovane unione civile d’Italia. A oltre due anni, la coppia è solida con progetti per il futuro: «Brexit permettendo stiamo preparando il nostro trasferimento in Scozia a gennaio 2021». Giorgio vuole lasciare a malincuore l’Italia, perché dice che questo paese non lo rappresenta più. «L’Italia peggiora, mi sembra un paese che ignori ogni problema esistente. Abbiamo ottenuto le unioni civili ma ci siamo dimenticati delle altre battaglie, non ci rendiamo conto che mancano ancora tante altre cose».
Qual è la posizione della Chiesa torinese. Don Gian Luca Carrega è sacerdote della Diocesi di Torino e si occupa della “pastorale omosessuale”. L’arcivescovo Cesare Nosiglia spiega che si tratta di «un servizio di accompagnamento spirituale e di preghiera per persone omossessuali credenti che si incontrano con un sacerdote e riflettono insieme, a partire dalla Parola di Dio, sul loro stato di vita e le scelte in materia di sessualità». Le associazioni cattoliche più tradizionaliste fanno fatica ad accettare questo percorso. Ma, per la Chiesa gli omosessuali restano dei peccatori? «La Chiesa – precisa don Carrega – ha espresso un giudizio sugli atti omosessuali, non sull’orientamento sessuale. La distinzione è importante».
Articoli tratti dal Magazine Futura uscito il 22 gennaio 2020. Leggi il Pdf cliccando qui