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La scuola Ilaria Alpi è un viaggio tra i banchi del Mondo

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Africa, America Latina, Cina ed Europa dell’Est. Studiare all’Istituto Ilaria Alpi, dove il 60% degli alunni è di origine straniera, significa fare un viaggio tra i banchi del mondo. Questo soprattutto pensando che in tutto il Piemonte gli alunni con cittadinanza non italiana, che nell’ultimo anno scolastico hanno frequentato le scuole primarie e secondarie di I° e II° grado, sono il 13,06%. Nella città metropolitana di Torino, che ospita il 52,77% degli studenti con cittadinanza non italiana dell’intera regione, il dato è del 12,61%. E gli studenti stranieri di seconda generazione pesano per il 65,92% sul totale degli alunni con cittadinanza non italiana. I numeri sono quelli forniti dall’ultimo Rapporto dell’Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in provincia di Torino.

Siamo in Barriera di Milano, una delle aree più multietniche di Torino. Un quartiere, oggi approdo di migrazioni esterne, che è stato nella seconda metà del Novecento stazione d’arrivo dei “treni del sole”. Convogli su cui centinaia di migliaia di persone del Mezzogiorno hanno viaggiato per cercare fortuna al Nord: una terra dove il boom economico aveva fatto decollare lo sviluppo dell’industria e dei servizi.

Nell’Istituto Ilaria Alpi due classi prime elementari sono quasi interamente composte da alunni con genitori non italiani.  Ma a farli sentire a casa, qui, ci pensa la cultura. “Il sociologo siciliano Danilo Dolci, mio faro valoriale, dice che ‘ciascuno cresce solo se sognato’. E noi, i nostri alunni, li sogniamo”, confida la preside Aurelia Provenza.

“Il motto dell’istituto è ‘la scuola di tutti e di ciascuno’, una scuola dove tutti gli adulti si mettono quotidianamente in gioco per assicurare a ciascun bimbo il miglior percorso possibile”. Dove la diversità è un buon espediente per conoscersi. Conoscersi: qui, in questo quartiere, è une verbo che ritorna.

“Non siamo particolarmente distratti dalla provenienza geografica dei nostri alunni – sottolinea Provenza – Per noi sono semplicemente Nohra, Maria, Ezequiel, Aisha, Flavour, Andrea, Bilal, Nasser. Sono nomi, volti, occhi, storie”. Sono immigrati di seconda generazione, quasi tutti nati qui, ma senza la cittadinanza italiana. “L’attenzione che riserviamo loro è ologrammatica. Si guarda il gruppo e si lavora in modo cooperativo, personalizzando la didattica e selezionando le strategie di volta in volta”, dice Provenza.

“Da noi vince innanzitutto la figura del maestro, della relazione, dell’ascolto, della carezza e dell’abbraccio”, ricorda sempre l’insegnante Enrico Gallotto. L’Istituto, dove i quattro angoli del mondo si incontrano davanti a una lavagna, investe sul digitale come possibilità per potenziare il processo educativo e informativo. “La musica è un altro elemento molto valorizzato perché è un linguaggio universale che abbatte i muri. Il coro scolastico da quest’anno vedrà coinvolti circa 120 bambini in canti tradizionali e popolari di ogni dove”, sottolinea la preside.

Altre idee innovative sono ‘Underadio’, progetto radiofonico patrocinato da Save the Children, ma anche ‘Girls Code It Better’, una proposta tutta al femminile di avvicinamento ai linguaggi matematici, scientifici e tecnologici. Poi c’è ‘Mus-e’: “Arte alla primaria, in tutte le sue forme, con laboratori condotti da artisti veri. Va avanti da anni ed è fiore all’occhiello di tutto il territorio torinese”.

Da quest’anno parte anche lo sportello pedagogico d’ascolto rivolto ad alunni, genitori e docenti.  “Sarà il luogo della flessibilità e funzionerà in relazione ai bisogni, grazie a una docente altamente qualificata”. Sarà un supporto per individuare criticità e trovare strategie. “D’altra parte – sottolinea la preside – confrontarsi è la strada della crescita e del cambiamento assertivo. Il dialogo è fondamentale”.

Aurelia Provenza non sembra avere molti dubbi sul modello di scuola che sta cercando di costruire. “Una scuola in cui i ragazzi possano essere, davvero, felici”.

RICCARDO LIGUORI

Articolo tratto dal Magazine Futura uscito il 13 dicembre 2019. Leggi il Pdf cliccando qui.

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