Sono passati oltre 18 anni dall’incarico di Lucio Stanca nel governo Berlusconi II. Era l’11 giugno 2001 e per la prima volta nella storia veniva istituito un ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione. Un’esperienza unica nell’Italia repubblicana, terminata però nel 2006 senza un seguito. Per questo c’era grande curiosità lo scorso 5 settembre, quando il dicastero è stato rispolverato dal governo Conte II e Paola Pisano ha giurato nelle mani del presidente Sergio Mattarella.
Il 15 ottobre scorso, in audizione presso la Commissione Trasporti della Camera, Paola Pisano arriva con aria soddisfatta. Le notizie che giungono dai colleghi ministri sono rassicuranti. Appianate le tensioni, l’esecutivo si appresta da lì a poche ore ad approvare la Legge di Bilancio 2020. Nella bozza che circola assieme al testo del Decreto Fiscale ci sono 34 milioni destinati al Dipartimento per la Trasformazione digitale: 6 milioni per il 2020, 8 milioni per il 2021 e 10 milioni per il 2022 per rafforzare strutturalmente i processi di innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Altri 10 milioni serviranno a finanziare i progetti connessi all’attuazione dell’Agenda digitale italiana, che ha l’obbiettivo di allineare l’Italia con le sfide dell’Agenda digitale europea. Un tesoretto su cui Pisano punta per «assemblare una squadra di esperti» e «portare a compimento quei progetti chiave per l’innovazione del nostro Paese».
Sembrano essere tre gli interventi principali che il Ministero della Digitalizzazione intende portare a compimento nel prossimo triennio. Il primo è lo Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale), con cui cittadini e imprese vengono dotati di nome utente e password per accedere in maniera diretta e sicura ai servizi online della Pubblica Amministrazione. Un canale di comunicazione immediato tra l’utente e i pubblici uffici. Collegato a questo c’è la creazione di un’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (Anpr), considerata un elemento essenziale per la realizzazione dell’Agenda digitale: riunire in un’unica anagrafe le nostre identità disperse negli ottomila uffici comunali, guadagnando in efficienza e alleggerendo la macchina burocratica. Infine c’è il discorso legato al PagoPA, il sistema di pagamenti elettronici pensato per rendere più semplice e trasparente qualsiasi pagamento verso la Pubblica Amministrazione. Andando su pagopa.gov.it si accede al punto unico di pagamento, dove è possibile effettuare le transazioni salvando i propri metodi di pagamento con Spid o email, collegare direttamente l’account alla home banking o all’app della propria banca, oppure effettuare l’operazione senza autenticarsi. Una rivoluzione per chi ha vissuto negli anni delle interminabili file agli sportelli comunali.
Ma le falle di questo innovativo sistema digitale sono ancora molte, dai problemi di connessione ancora presenti in molte aree d’Italia alle amministrazioni che faticano a comprendere l’importanza di questa prospettiva, rallentando la messa in atto del progetto. Per questo Pisano ha bisogno di un’equipe di esperti al suo fianco. Forti critiche sono arrivate dopo la scelta di non confermare il bocconiano Diego Piacentini, nominato nel 2016 Commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale dal governo Renzi. Nella relazione stilata alla fine del suo mandato, Piacentini stimava un fabbisogno di almeno 500 risorse per il Dipartimento guidato da Pisano. Un numero ben lontano dalla realtà. La ministra ha più volte evidenziato di avere a disposizione «le sole 40 risorse del Team Digitale guidato da Luca Attias».
«A questi esperti – dice Pisano al termine dell’audizione – è necessario affiancare professionisti dell’innovazione che non dimentichino la componente sociale e quella etica nell’attuazione dei progetti che ci siamo prefissi».
Articolo tratto dal Magazine Futura uscito il 27 novembre 2019. Leggi il Pdf cliccando qui