È una città divisa in due, la Torino dei giovani. È quello che emerge dalla ricerca “Il disagio giovanile nelle periferie” promossa nel 2019 dall’Arcidiocesi di Torino, a cura di Mauro Zangola, presentata oggi, 2 dicembre, all’Urban Lab.
La linea di confine tra i giovani che ce la fanno e quelli che restano indietro si traccia ben prima della periferia, alle porte nord della città. Sono infatti sette i quartieri in cui è maggiore il disagio giovanile, in rapporto soprattutto alla mancanza di lavoro, quasi tutti verso il nord della città: Falchera, Aurora, Barriera di Milano, Regio Parco, Mirafiori Sud, Vallette e Borgo Vittoria. Vi risiede il 30% dei giovani tra i 15 e i 29 anni, 67 mila sotto i 24 anni.
L’indagine è stata effettuata con lo scopo di identificare i luoghi della città con il più intenso disagio giovanile, valutato prendendo in considerazione i tassi di disoccupazione e istruzione. Quello che emerge è che i quartieri in cui i giovani hanno più difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro sono gli stessi in cui gli adulti hanno un livello di istruzione più basso. Ad esempio se in Crocetta i giovani che non studiano e non cercano lavoro (Neet) sono il 3%, a Falchera sono il 20%, a Aurora il 14%.
In sintesi, le zone con maggiore e più diffusa povertà economica ed educativa faticano a formare giovani che riescano a inserirsi nel mondo del lavoro.
Da questi dati ha preso spunto il dibattito tra enti e istituzioni che lavorano per e con i giovani, tra cui l’Arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, la Vicesindaca Sonia Schellino, l’Assessore Marco Giusta, i rappresentanti del Politecnico e di Unito. Il sociologo Cristopher Cepernich ha sottolineato la necessità di non fare distinzioni troppo nette tra centro e periferia, ma di raccontare le aree della città in trasformazione. Don Domenico Ricca, il cappellano del carcere minorile “Ferrante Aporti”, ha spiegato chi sono i giovani che incontra quotidianamente nel Ferrante, periferia non solo geografica, ma anche esistenziale della città.
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