Il Movimento Cinque Stelle e l’anomalia di un partito che non era un partito. Nato più come reazione alle forze politiche dello scenario italiano, e non come azione portatrice di un’ideologia nuova. Guidato da un leader che prima era Casaleggio, poi Grillo, infine Di Maio. In netta perdita di consenso secondo i risultati delle votazioni europee, e da un anno al governo insieme alla Lega, in continuo accordo e disaccordo. Tanto da aver ricevuto due giorni fa dal Presidente Conte un ammonimento per evitare la caduta del governo stesso. Del complicato ma inevitabile rapporto che esiste tra le due forze politiche ha parlato il giornalista de La Stampa Jacopo Iacoboni nel suo ultimo libro “L’esecuzione. 5 stelle da movimento a governo”, presentato ieri, martedì 4 maggio, al Circolo dei Lettori:
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Seppur complicata, per il giornalista la situazione politica italiana non sembra essere ancora arrivata ad un punto decisivo di rottura. L’autore cura la rubrica di politica Arcitaliana, ha seguito l’ascesa di Renzi nel Pd e nel precedente libro “L’esperimento” ha raccontato l’esplosione del Movimento 5 stelle.
Questa volta ha riportato una serie di testimonianze esclusive che raccontano gli storici legami del Movimento Cinque Stelle con i maggiori esponenti del sovranismo internazionale, tra cui il Brexit party di Nigel Farage, e l’avvicinamento a Russia e Cina. E soprattutto le amicizie con gli esponenti della Lega e le affinità tra i due gruppi iniziate già nel periodo di ascesa di Casaleggio, molto prima della nascita del governo gialloverde.
“Ogni volta che si è trattato di scegliere i Cinque Stelle si sono sempre schierati dalla parte della destra radicale, accusando Salvini di farlo” ha commentato Iacoboni, che durante il confronto con Luciano Capone e Gianluigi Ricuperati ha analizzato le particolarità del movimento politico, fin dalle sue fondamenta a metà degli anni ’90 con Gian Roberto Casaleggio, a cui è seguito il figlio Davide, oggi proprietario della piattaforma Rousseau:
L’anomalia di un partito che ha ricercato il consenso attraverso i social, che è arrivato ad ottenerlo e ora, forse, lo sta perdendo in favore di un’altra forza politica al momento dominante. “Se i due partiti entrano in conflitto – ha scritto Iacoboni – non è per via della loro diversità, ma perché si contendono lo stesso campo. Il Movimento, a differenza della Lega, non si muove secondo un preciso impianto ideologico, non è mai stato un fine, tanto meno un normale partito, ma il mezzo per prendere il potere e per andare al governo, a qualunque costo politico. Si tratta della costruzione di una macchina di consenso”. Se questa macchina possa tornare a funzionare oppure fermarsi definitivamente è da vedere nei prossimi mesi.