Nel pieno centro di Alessandria scorre dell’ottimo miele. Un’eccellenza del territorio, che passa dallo sguardo attento e dalle mani sapienti di Abdoul Sane, un migrante senegalese sbarcato in gommone in Sicilia nel 2015, in uno dei tanti viaggi della speranza, e trasferito a Torino. Poi, grazie a un progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) denominato “Bee My Job”, ha conosciuto l’Associazione di promozione sociale Cambalache di Alessandria. Abdoul ha imparato così il mestiere di apicoltore e ha vinto la sua sfida con le api: “Una sfida innanzitutto psicologica”, ha confidato nel video qui in basso, perché le api africane sono molto più aggressive, e mai si sarebbe sognato, un giorno, di fare l’apicoltore.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha riconosciuto “Bee My Job” come best practice e sostiene l’Associazione Cambalache da due anni. Il valore di Bee My Job è nel modello che in questi anni è riuscito ad affermare in termini di formazione, con una serie di moduli complementari che includono sicurezza sul lavoro, lingua italiana L2 settoriale per i vari ambiti in cui il progetto si applica. Fondamentale è l’inserimento lavorativo in aziende su tutto il territorio, nonché la lotta contro ogni forma di sfruttamento e caporalato in ambito agricolo che per l’Associazione è sempre prioritaria in una provincia, come quella di Alessandria, che ospita tanti stranieri. Infatti, stando ai dati diffusi dalla Prefettura di Torino, i Centri di Accoglienza Straordinaria fino a ottobre 2017 hanno accolto 1694 migranti in tutto l’Alessandrino. Secondo i dati Istat, la popolazione di Alessandria è sempre più anziana e a mantenerla viva sono proprio gli immigrati. Nel 2005 su 1000 residenti di tutta la provincia di Alessandria 5,6 erano stranieri. Nel 2015 il dato è raddoppiato con 10,44 stranieri su 100. Il Sistema Sprar ha integrato diversi immigrati che si trovavano inizialmente nella situazione di Abdoul.
Il miele di “Dio”
La specialità di Abdoul è il miele di tiglio, che per difetto di pronuncia chiama “miele di Dio”. Con Cambalache, produce altri prodotti biologici: grappe al miele, birra artigianale al miele, pappa reale, crema di nocciole, cioccolato.
Le api soggiornano nei melari, le casette allestite in un terreno preso in affitto al centro di Alessandria, poco distante dal laboratorio e punto vendita di Cambalache.
“Facciamo presto, devo lavorare”, si rimbocca le maniche Abdoul, che racconta la sua storia. Quella di un migrante che oggi ama la sua Alessandria dove ha tanti amici cittadini e stranieri. E anche diversabili che Cambalache inserisce con progetti di lavoro. Un gran rompiscatole e lavoratore, raccontano dall’Associazione, che mette l’etichetta ai prodotti di eccellenza.
(l’articolo continua dopo il video)
VIDEO: AIUTIAMO LE API A CASA LORO
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La novità: Ora aiutiamo le api a casa loro…
Una poesia di Kuang-Tsen dice che se dai un pesce a un uomo, egli si ciberà una volta sola. Ma se tu gli insegni a pescare, egli si nutrirà per tutta la vita. Così Abdoul ha imparato il mestiere, ma la novità è che oggi “insegna” alle api africane a essere meno aggressive. Infatti, ha avviato un apiario in Senegal per aiutare i suoi fratelli e amici africani trasferendo loro le sue competenze acquisite in Piemonte. Ora si produce anche lì dell’ottimo miele. Da “cacciatori di miele” africani come li chiama Abdoul, sono diventati apicoltori capaci di riscoprire il lato più dolce delle api aggressive.
L’eccellenza di questo progetto per Alessandria è racchiusa in quattro concetti chiave: accoglienza, formazione lavorativa, integrazione, lotta allo sfruttamento lavorativo. Ma anche opportunità per gli amici e fratelli rimasti in Africa. “Stiamo aiutando le api a casa loro”, scherza Abdoul, facendo il verso a coloro che propongono di aiutare i migranti nella loro terra di provenienza. Ma servono progetti come questo. Un obiettivo vincente che passa dall’accoglienza, offrendo prodotti locali di grande qualità.
Aveva ragione Einstein: quando morirà l’ultima ape, all’umanità resteranno solo quattro anni di vita. Finché c’è ape, c’è speranza.
VIDEO: AIUTIAMO LE API A CASA LORO
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