“È stato un periodo vivace, con tanti errori: eravamo giovani e casinisti ma vale la pena raccontarlo”. Battista Gardoncini, ex giornalista Rai, oggi pensionato, sintetizza il senso del documentario “Rosso scuola, un liceo torinese negli anni della contestazione”, che sarà presentato in anteprima questo venerdì 12 aprile nell’aula magna del liceo Gioberti, in via Sant’Ottavio 9, alle 19.30 e alle 21, nell’ambito di “La notte degli archivi – Archivissima 2019”.
Com’è nata l’idea del documentario?
“Il mio lavoro mi è sempre piaciuto tanto, così mi sono messo a fare documentari. Il primo era stato sui partigiani delle Valli di Lanzo, intitolato Una stagione di libertà, frutto di una sorta di debito famigliare visto che mio nonno era uno di loro. In questo caso ho pensato al ’68 nell’anniversario e mi sono reso conto che sono state fatte tante cose – io stesso ho moderato vari dibattiti – ma sempre raccontandolo dal punto di vista degli studenti universitari, mentre già a partire dal ’65/’66 a Torino in particolare c’era un movimento studentesco molto vivace che coinvolgeva le medie superiori”.
Lo spunto è autobiografico?
“Sono arrivato in quarta ginnasio al Gioberti nell’anno scolastico ’68/’69. Il primo giorno di scuola quando sono arrivato è venuto un amico che faceva parte della “intellighenzia” di sinistra di quegli anni e mi ha detto “piccolo Gardoncini, tieni, distribuisci questi”. Io non sapevo niente, ma ho iniziato le superiori distribuendo i volantini, che non ricordo nemmeno bene cosa riguardassero. Le lotte degli studenti medi, in realtà, in parte andavano a rimorchio degli universitari, più grandi e consapevoli, ma avevano anche un’elaborazione autonoma. C’eravamo anche noi, eravamo piccoli ma agguerriti e abbiamo discusso cose interessanti”.
Come è strutturato il documentario?
“Parte è dedicata ai protagonisti dell’epoca, ormai sessantacinque-settantenni, e ai loro racconti; l’altra parte è di confronto sul tema del ’68 con gli studenti di oggi del Gioberti, che nel frattempo è diventato anche molto grande: ha 1200 studenti mentre allora eravamo meno di 400. Ora è una scuola molto vivace e ho potuto accedere ai loro archivi, che sono stati riordinati anche grazie a progetti di alternanza scuola-lavoro: ho trovato documenti inediti, da cui sono venute fuori store interessanti di quel periodo”.
Come è stata la realizzazione?
“L’idea è venuta fuori nell’estate, periodo in cui ho preso contatti col dirigente Vincenzo Pappalettera. Le riprese sono iniziate a ottobre e sono durate circa cinque mesi; il montaggio si è svolto nel mese di marzo, con molta più cura di quanta avessi il modo di dedicare quando realizzavo quotidianamente servizi televisivi. Per una divulgazione ampia di un prodotto di questo genere, che è ciò che auspico per il documentario, è molto importante la qualità delle riprese e del montaggio”.
Ci sono state delle difficoltà?
“Non è tanto facile trovare materiale video di quegli anni per quanto riguarda gli studenti medi, che sono quelli che mi interessavano: ho avuto la fortuna di trovare un amico, Luca Pinna Pintor, che aveva fatto riprese per conto suo in Super 8, oltre ad alcuni filmati trovati nell’archivio del Movimento Operaio di Roma, e in quello del progetto Superottimisti che raccoglie i ‘filmini’ di famiglia”.
Cosa pensa del ’68 a distanza di cinquant’anni?
“Che non è vero che non si è studiato: c’è l’idea diffusa che si sia trattato di un gran casino, dove tutti facevano quello che volevano. In parte è vero, ma in realtà volevamo studiare altro: la scuola era sentita come molto oppressiva, con le materie affrontate in modo molto tradizionale. Le cose da questo punto di vista sono cambiate anche grazie al ’68, che ha coinvolto studenti ma anche insegnanti che volevano cambiare le cose. Ricordo che al Gioberti c’era chi passava nelle aule chiedendo ‘Chi viene a fare le autogestite?’. Allora mollavamo il professore in classe per andare a seguire i corsi autogestiti di materie come economia politica tenuti dai più grandi o esperti”.
Il trailer del documentario
[vimeo 327686660 w=640 h=289]Rosso scuola from Oltre il ponte on Vimeo.