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Mafie ed estrema destra in curva: giornalismo d’inchiesta sul tifo organizzato

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Le curve degli stadi italiani come zone franche di illegalità. L’opinione pubblica fatica a rendersi conto di cosa accada in questo microcosmo. Negli ultimi mesi, l’inchiesta di Federico Ruffo, giornalista di Report, ha illuminato in particolare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nella tifoseria ultras della Juventus sul tema dei biglietti, scatenando un’ondata di reazioni, anche violente. Ne ha parlato ieri, durante un panel del Festival internazionale del giornalismo di Perugia, in compagnia di Amalia De Simone di Corriere.it, Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, e Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione Report. “Il mio lavoro è iniziato dopo la sentenza di primo grado del processo “Alto Piemonte” – ha raccontato Ruffo – È stato riconosciuto che il clan ‘ndranghetista dei Dominello teneva in scacco la Juventus, ma al tempo stesso la società non è stata dichiarata parte lesa. Non è stato necessario per il clan esercitare alcun potere mafioso, perché la Juventus era ben disposta a cedere loro i biglietti e risparmiarsi i costi dei disordini con cui i gruppi ultras la ricattavano: un verdetto senza precedenti”. Testimone-chiave in questo processo era il security manager, Raffaello Bucci, ex bagarino incaricato dalla società di curare i rapporti tra le frange più calde del tifo organizzato e le forze dell’ordine. Bucci però è morto in circostanze sospette: “La procura lo intercettava da due anni perché era l’unica persona a conoscenza di quali e quanto forti fossero i legami tra società e criminalità organizzata – ha spiegato Ruffo – ma nel luglio 2016 si è buttato dal cavalcavia di Fossano, all’ingresso dell’autostrada Torino-Savona. In poche settimane, la procura di Cuneo ha archiviato per suicidio, ma agli atti mancano le foto del cadavere”. Una vicenda ancora da chiarire, perché in due anni di intercettazioni mancano solo le conversazioni delle ultime ore di vita di Bucci e i segni sul suo corpo risultano poco compatibili con quelli di un suicidio. Negli scorsi giorni, è stata disposta la riesumazione della salma, a conferma del fatto che debba essere fatta ancora piena luce su questo caso.

Secondo un rapporto della Commissione parlamentare antimafia del 2017, sono numerosi i gruppi ultras infiltrati dalle organizzazioni mafiose. Gli uomini dei clan agiscono come “garanti” dell’ordine pubblico all’interno degli stadi: “Con la nostra inchiesta volevamo presentare un problema di sicurezza: per il quieto vivere, si è lasciato campo a chi ha fatto della violenza la propria arma di ricatto” ha affermato Sigfrido Ranucci.

La radicalizzazione politica è un altro problema di cui si parla a Perugia e che interessa le curve. Un tema su cui si è speso molto Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica, intervenuto all’incontro “Neofascisti ed estrema destra italiana nell’era giallo-verde”. Insieme a lui, Leonardo Bianchi di Vice Italia e l’antropologa Maddalena Gretel Cammelli dell’Università di Bologna. “Mi dedico a questo tema dalla mia tesi di laurea, in cui mi sono occupato della presenza dell’estrema destra nelle curve degli stadi” ha detto Berizzi. Un impegno che gli è costato minacce e striscioni intimidatori da parte di alcuni gruppi neonazisti, gli ultimi dopo il derby Milan-Inter, quando la formazione estremista “Blood & Honour 1998” ha esposto il proprio simbolo durante la coreografia della curva Nord. “I capi ultras si sentono coperti dall’alto: godono di legittimità concessagli da esponenti politici che oggi siedono al governo”.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, in particolare, ha manifestato in più occasioni di essere vicino al mondo del tifo organizzato e all’estrema destra. Berizzi lo ha nominato direttamente nei suoi articoli e durante l’evento ha affermato: “I rapporti tra Lega e Casapound sono conclamati e risalgono a qualche anno fa, ma ho la sensazione che la fiammella dell’amore, sotto la superficie, non si sia spenta”.

LUCA PARENA

RICCARDO PIERONI

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