Illegalità nel lavoro e mancanza di tutele. Il caporalato è un fenomeno che ogni anno interessa migliaia di lavoratori, specie nel comparto agricolo. Coinvolge soprattutto stranieri, come migranti e richiedenti asilo. Nell’immaginario collettivo si tende ad associare il caporalato al Meridione, nei campi di agrumi e pomodori, ma è ben presente da diversi anni anche al Nord, in Piemonte, dove si sono registrati alcuni casi, in Langa, durante la vendemmia e a Saluzzo tra gli stagionali impegnati nella raccolta di frutta.
Da qui la necessità di sedersi a un tavolo per trovare una soluzione al problema. Il protocollo d’intesa sul caporalato – firmato da Regione Piemonte, Prefetture di Asti, Alessandria, Cuneo Novara, Torino, Vercelli, Direzione interregionale del lavoro di Milano, Inps Piemonte, Inail Piemonte, Agenzia Piemonte Lavoro, Anci Piemonte, Confagricoltura Piemonte, Coldiretti Piemonte, Cia Piemonte, Confcooperative Piemonte, Lega Coop Piemonte, CGIL e FLAI Piemonte, CISL e FAI Piemonte, UIL e UILA Piemonte, Arcidiocesi di Torino e Diaconia Valdese – mira alla “prevenzione”, spiega Gianna Pentenero, assessora regionale all’Istruzione, al Lavoro e alla Formazione Professionale.
“Dobbiamo lavorare con sinergia nell’accogliere le persone che arrivano all’interno della nostra regione per il lavoro stagionale e cercare di garantire accoglienza e qualità”. Il documento, firmato questa mattina, mercoledì 13 marzo, nella Sala Conferenze della Regione Piemonte, si pone come obiettivo primario la promozione del lavoro regolare nel settore agricolo. Il protocollo prevede inoltre l’attivazione di uno sportello per il collocamento pubblico nel settore agricolo. “Un modo per snellire le procedure legate ai contratti di lavoro stagionali e combattere l’illegalità”, dichiara Fabrizio Galliati di Coldiretti Torino.
La firma del protocollo avviene a più di due anni dall’istituzione della normativa nazionale sul caporalato e “si inserisce in una serie di documenti firmati anche da altre Regioni negli ultimi anni” nota Gianluca Borbonati della Diaconia Valdese, un “esponente del terzo settore”. “Il Piemonte non ha di per sé una criticità rispetto ad altri regioni italiane. Ci sono delle situazioni che vanno però monitorate”.