L’archeologia si svela. Il Museo Egizio mette in mostra la ricerca.
Un connubio tra cultura digitale e materiale. Un nuovo modo di fruire gli spazi museali. La scoperta della storia che si nasconde dietro gli oggetti. Tutto questo è “Archeologia Invisibile”, la mostra temporanea del Museo Egizio di Torino, inaugurata martedì 12 marzo e aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2020. I reperti della collezione torinese da oggi sono svelati dalla tecnologia.
Innovazione digitale e archeologia, dunque, non sono più un ossimoro. Ma un’opportunità per valorizzare meglio oggetti e reperti dell’Antico Egitto.
L’obiettivo della mostra è invitare il visitatore a guardare oltre l’oggetto. Interrogarlo per scoprire la storia che contiene. L’invisibile diventa allora visibile grazie alle nuove tecnologie come archeometria e videomapping che svelano gli strati occulti dei dati, liberando spesso le loro storie dimenticate.
Il percorso espositivo si sviluppa in tre parti principali dedicati alla fase di scavo, alle analisi diagnostiche e al restauro e alla conservazione. La mostra infatti si apre con un dagherrotipo con gli interni in 3D di scavi archeologici e tombe. Questi lasciano spazio alla coppia di mummie di Kha e Merit. Grazie ad analisi radiografiche e Tac è stato possibile un vero e propio sbendaggio virtuale, permettendo di conoscere quanto era celato dalle bende. Una scoperta impossibile da fare in precedenza senza compromettere l’integrità della mummia stessa. Sono così stati ricostruiti grazie alla tecnologia di stampanti 3D anche i gioielli che indossava la coppia di 3400 anni fa. Il percorso si conclude con la vera attrazione simbolo di questa esposizione temporanea, dove tutti si fermano a fotografare e riprendere con gli smartphone: un sarcofago dello scriba reale Butehamon, che rappresenta il clone digitale dell’originale esposto nel museo. L’installazione su cui vengono proiettati i decori esterni e interni, in un gioco di luci e ombre ipnotici, costruisce una nuova narrazione della biografia del sarcofago.
“Archeologia Invisibile” insegna come il progresso tecnologico e la rivoluzione digitale non siano dunque in contraddizione con la cultura umanistica. La sfida dei prossimi anni per il mondo dei musei è proprio quella di assumere definitivamente un approccio multidisciplinare alla cultura degli oggetti. Per il direttore del Museo Egizio Christian Greco infatti, è fondamentale che il lavoro dello scienziato vada mano nella mano con quello degli umanisti. “Il nostro compito -dice Greco- rimarrà sempre quello di migliorare l’esperienza visiva, estetica ed intellettuale di ogni visitatore quando costui si trovi di fronte ad un manufatto del passato, cercando di fornire tutte le informazioni necessarie per arricchirne la comprensione. Il futuro quindi dei musei è, come è sempre stato, la ricerca”.
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