Gli imprenditori torinesi bocciano il Decreto Dignità.
Questo è quanto emerso dai dati sul clima di fiducia delle imprese nel quarto trimestre 2018, presentati oggi, 26 febbraio, da Ascom Confcommercio di Torino e provincia.
I risultati della ricerca sulle imprese del terziario torinese, evidenziano che solo un imprenditore su cinque è a conoscenza delle caratteristiche del provvedimento firmato dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio e, di questi, oltre l’81% non lo ritengono uno strumento di crescita.
Pierluigi Ascani, presidente Format Research Srl, osservando i dati relativi all’occupazione e all’informazione generale sul Decreto Dignità, ricorda che “l’incertezza è il peggior nemico dell’imprenditore soprattutto per quanto riguarda il personale, fattore fondamentale per fare impresa”. In effetti, non c’è chiarezza sulle nuove modalità di assunzione e sui contratti a tempo determinato, tant’è che, dopo l’entrata in vigore del Decreto l’uno novembre scorso, solo il 4,7% delle aziende ha assunto a tempo determinato, nonostante il periodo natalizio rappresenti da sempre uno dei momenti d’attività forti del terziario.
La legge ha quindi inibito le assunzioni a tempo determinato perché la consapevolezza di dover avviare rapporti di lavoro con rigidità nuove ha intimorito gli imprenditori, che si preoccupano di riscontrare difficoltà di gestione in futuro.
A questo proposito, Carlo Alberto Carpignano, direttore Ascom Confcommercio Torino e provincia, sottolinea che “il rischio di queste eccessive rigidità è quello di tornare a creare un lavoro irregolare crescente, come il lavoro nero”.
Ulteriore preoccupazione si registra nei dati relativi alla fiducia sia nell’ economia italiana da parte delle imprese che nell’andamento della propria impresa, che chiudono il 2018 con un indice negativo e prospettano un trend in discesa anche nei primi mesi del 2019.
Qualche dato incoraggiante, invece, per quanto riguarda l’applicazione del Welfare aziendale – che viene ritenuto fondamentale dal 94% delle imprese del commercio – e, in particolare, dello smart working, che pur essendo un modello di lavoro di nascita recente sta già facendo la differenza e Torino si pone come territorio guida rispetto al resto del paese dove le percentuali di applicazione dell’iniziativa sono molto più basse.
Le difficoltà e le preoccupazioni sono molte dunque, ma “gli imprenditori di Torino non hanno paura di rimboccarsi le maniche” conclude Ascani.