Dare un’ampia rappresentazione dei nuovi modi di fare giornalismo, in cerca di aspiranti professionisti. Martedì 19 febbraio, parte a Palazzo Nuovo il corso di Linguaggio giornalistico nato dalla collaborazione tra La Stampa e l’Università degli Studi di Torino. Sarà Maurizio Molinari, direttore del quotidiano, a tenere la prima lezione il 19 febbraio dal titolo “Dalla carta stampata ai new media”. Tra gli obiettivi, quello di suscitare nei giovani l’interesse per un mestiere in forte cambiamento. Ne abbiamo parlato con il coordinatore del corso, Enrico Caporale, caporedattore all’Ufficio Centrale de La Stampa.
Come nasce il corso di Linguaggio giornalistico de La Stampa?
Nasce da un confronto tra il direttore Maurizio Molinari e il rettore dell’Università degli Studi di Torino, Gianmaria Ajani: in un’epoca di fake news, social network e informazioni-francobollo, l’idea è di fare breccia nei giovani attraverso un percorso di formazione giornalistica che coinvolga professionisti dell’informazione.
Fino allo scorso Anno Accademico il docente è stato Mimmo Càndito, reporter di guerra scomparso di recente: quale eredità ha lasciato?
Un giornalista di grande esperienza, ha lasciato sicuramente un segno importante. Il suo modo di fare giornalismo si sta perdendo, sia per ragioni di budget dei giornali sia perché i tempi dell’informazione sono cambiati e si va sempre di fretta.
Nel suo corso, Càndito sottolineava le difficoltà dei nuovi media a restituire la complessità della realtà, quest’anno uno degli obiettivi è aiutare gli studenti a impadronirsi dei nuovi codici comunicativi: un’inversione di tendenza?
Stiamo vivendo un momento rivoluzionario. Vogliamo cercare di spiegare come si possono declinare i contenuti giornalistici sulle nuove piattaforme. Ogni giorno nelle redazioni, una notizia viene analizzata e si decide come svilupparla: la sfida del corso è mostrare come avviene la scelta di pubblicare sul sito online o sulla carta stampata.
Quindici relatori per 36 ore di lezione su molti temi. Secondo quali criteri sono stati scelti i giornalisti docenti?
Abbiamo cercato di avere il più ampio ventaglio possibile, coinvolgendo professionisti con competenze diverse e grandi firme, come ad esempio l’editorialista Marcello Sorgi. Secondo me il valore aggiunto di questo corso è avere molti giornalisti che sono quotidianamente in prima fila e stanno vivendo in prima persona il processo di trasformazione dell’informazione.
Sono previsti laboratori e simulazioni del lavoro in redazione?
Cercheremo di farli, in base ai tempi che avremo a disposizione. È prevista una visita a La Stampa dove gli studenti potranno partecipare al funzionamento della “macchina del giornale”.
Questo corso può essere considerato propedeutico per giovani interessati a diventare giornalisti?
Sicuramente vuole essere un punto di partenza per chi decide di intraprendere la carriera giornalistica e magari iscriversi al Master in giornalismo. Può essere un trampolino di lancio per avvicinarsi alla professione.