C’è un ritorno di migranti a Bardonecchia, sulla ‘pista’ più pericolosa, quella che dal Colle della Scala conduce alla Francia. Lo abbiamo constatato di persona riprendendo con un video i volontari che battono il sentiero per rendere il passaggio meno difficoltoso. A confermare il ritorno dei migranti a Bardonecchia è un volontario, il dottor Federico Maria Savia, medico e volontario della ong Rainbow for Africa, che denuncia: “Ci sono persone che lucrano per vendere false informazioni e speranze in cambio di denaro”.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Ed43yHXBLW8]
Due sono i percorsi di questi viaggi della speranza. Quello che passa dal Monginevro, più semplice ma maggiormente presidiato dalle forze della gendarmeria francese. E poi c’è il percorso più ostico, che parte appunto da Bardonecchia.
“A Monginevro la strada tra Claviere e Monginevro è piana e più semplice e si passa vicino alle case, mentre al Colle della Scala sei in mezzo al nulla – osserva Savia – Abbiamo notato questo ritorno al Colle della Scala, valuteremo se realizzare un presidio fisso a Bardonecchia”.
Intanto, l’emergenza non c’è grazie al lavoro dei volontari, mediatori, medici e infermieri, che mettono al primo posto valori quali il rispetto e la salvaguardia della vita. Un universo del quale ci rende partecipe il medico Savia.
Dottor Savia, qual è la situazione in questo momento?
“Stabile, nel senso che da un anno e più, stabilmente ogni giorno continua a esserci un passaggio di migranti. Di persone che si muovono dai centri di accoglienza delle varie regioni d’Italia verso il confine francese per provare a passare in Francia. Questo è un fenomeno costante, ogni giorno tra quelli che vengono intercettati e sostenuti a causa dei rischi che il passaggio comporta soprattutto d’inverno, si contano 10-20 persone. Poi è chiaro che ci sono persone che non vengono individuate, quindi sono sempre stime. Una stima fatta parla di 5mila passaggi in un anno”.
Quali sono i due valichi di passaggio?
“Loro hanno delle indicazioni che ricevono, c’è un passaparola e ci sono anche persone che lucrano perché vendono false informazioni e speranze in cambio di denaro e indicano, o il valico del Monginevro o il passaggio del Colle della Scala salendo da Bardonecchia.
A Oulx trovano un rifugio di volontari che provano a fargli capire quali sono i rischi, garantirgli un tetto, un posto per la notte, un pasto caldo, delle scarpe pesanti, sciarpe, cappelli e giacche. Ci sono mediatori. Un mix di volontari laici e sanitari. La ong Rainbow for Africa riesce a garantire ogni sera almeno un volontario sanitario o medico infermiere. O dare cura sul luogo o indirizzare al trasporto in ospedale a Susa”.
Chi vende queste informazioni ai migranti?
“Stando a quello che ci diciamo noi volontari, sono connazionali o persone immigrate a loro volta, che sfruttano un po’ queste situazioni e vendono informazioni, perché di fatto i migranti si fidano dei loro simili, sono diffidenti verso italiani. Vendono contatti e consigli.
Per questo la presenza del mediatore nel nostro rifugio è fondamentale”.
Accusano i volontari di favoreggiamento ai migranti. Volontari che battono i sentieri per favorirne il passaggio…
“Escludiamo il Soccorso Alpino che lavora per recuperare in emergenza persone disperse ad alta quota in mezzo alla neve. Invece i volontari del rifugio Caritas e delle ong svolgono un servizio umanitario di sostegno e indicano quali sono i pericoli soprattutto in questa stagione. L’opera è quella di convincerli. Non c’è favoreggiamento anzi è il contrario, si invita a favorire la vita. Se ti intercetta la gendarmeria francese ti scarica a Bardonecchia o a Oulx”.
Ecco, come sono i rapporti con la Francia?
“Sono di vario tipo. I francesi non sono tutti uguali. Ci sono i gendarmi che fanno il loro lavoro e sono molto rigidi, quindi eseguono gli ordini di bloccare ogni persona migrante e scaricarla nel punto più vicino in Italia, che sia a Claviere o a Bardonecchia. E questo ha comportato anche scaricare persone con problematiche gravi lasciandole in balia di sé stesse. Purtroppo succede ancora. Non sempre li affidano a qualche volontario. A volte li lasciano sulla strada anche se è notte e fa freddo. Poi ci sono i francesi che collaborano, c’è una rete di contatti tra i volontari dell’Alta Val Susa e Briancon, che è un punto di arrivo di soccorso umanitario per chi riesce a passare in Francia”.
Come si risolve il problema?
“Per fortuna l’attività dei volontari ha già dato una prima soluzione emergenziale perché ha ridotto molto i rischi e le morti come quella dell’altro giorno. Anche le amministrazioni locali ci sostengono, chi non lo fa non ci ostacola. Se facciamo un’analisi più strutturale, la risposta è quella di lasciare libera la circolazione attraverso accordi europei diversi da quello di Dublino”.