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Inaugurato “I resti del Camillo”, il giornale dello storico Liceo Cavour

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Dal sudoku ai pensieri cavourrini. Quattro anni dopo la sua sospensione, ha ripreso vita I resti del Camillo, il giornale del Liceo Classico Cavour di Torino.

La sala conferenze è spoglia e anonima, solo un pianoforte in un angolo e un lungo tavolo dove siedono sei ragazzi, i redattori del giornale. Dall’altra parte, un centinaio di studenti dall’aria non troppo entusiasta.

“Pensiamo che la carta possa offrire contenuti diversi a noi studenti” dice Valentina Curatella, quindici anni, una delle promotrici del ritorno alla carta “Sentiamo l’esigenza di un prodotto tangibile, antico quasi, in linea con lo spirito della scuola”. Ma i cavourrini, oltre a scriverli, li leggono i giornali?

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Questione di spirito, ancora.

E lo spirito dei tempi?

“Instagram e I resti del Camillo possono convivere. Sono complementari”. Lo dice Enrico Galliano, che abbandona la redazione causa imminente maturità dopo tre anni di onorevole servizio.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=UvIIXiibxTs]

Un signore distinto, Marziano Marzano, presidente dell’associazione ex allievi, ricorda i tempi, e i giornali, che furono.  Lo aveva fondato lui, il primo giornalino. Si chiamava Malebolge, ed era il 1959. All’epoca, era ancora in vita Luigi Einaudi, ex allievo del Cavour, e il presidente della Provincia era Giuseppe Grosso, anche lui cresciuto tra gli stessi dizionari di greco e latino.

In periodo sanremese, c’è spazio anche per una kermesse musicale da parte di due studenti. Una sonata per piano e violino di Mozart. Molto bravi, i ragazzi. Nel frattempo, tra le sedie di plastica, gli studenti lanciano messaggi e instagram stories.

Ma cosa ci sarà, in questo giornalino? Il primo numero del mensile vede articoli più di fondo che di cronaca, più di opinione che di informazione. Il femminismo e il maschilismo. L’amore tra i banchi. La legalizzazione delle droghe leggere (Ah, al liceo classico sono contrari). Poi fumetti. E un cruciverba.

Non bastava un blog?

“L’ultimo giornale, solo online, non funzionava” dice Alessandra Gelao. Indossa una maglietta di un gruppo rock, è vestita di nero e sembra una anticonformista, ma l’apparenza, si sa, inganna. “Ho sempre voluto un giornalino che mi tenesse informata su cosa accadeva a scuola. Ci voglio trovare tutto quello che reputo importante. Riunioni. Assemblee”.

Anche l’assessora all’istruzione Gianna Pentenero sposa in pieno la scelta degli studenti. “È un bel messaggio. Poi, è un modo formativo e propone un’apertura verso il territorio”

Newsletter allora? “Preferisco la carta” continua Alessandra “E i pensieri di noi cavourrini”.

E cosa ci scriveresti? “Parlerei della società”. E in che modo? “Un dibattito. Pro o contro. Cosa c’è di giusto, cosa c’è di sbagliato. Perché io sono contro”.

Ma cosa c’è di così sbagliato? Prova a rispondere Alessio Colasurdo, quinta superiore. “Gli adulti di oggi non hanno fiducia nella politica, noi dobbiamo opporci ai ragionamenti di pancia dei social network”.

Di nuovo, ma un blog? Simone Rizzo, un redattore “Nell’online c’è troppa superficialità e banalità”.

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Tutto vero. Ma nei lettori, o nei redattori?

Quel che è certo, è che I resti del Camillo ha già una prima, grande missione.

Fare chiarezza, soprattutto a se stesso.

MARCO ZAVANESE

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