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Peppino Impastato, ogni giorno 100 passi

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Spazio eventi, siamo in una delle sale del Salone Internazionale del Libro. La coda è piuttosto lunga, non tutti riusciranno a entrare. “La voce di Impastato” di Ivan Vadori ed Elia Falaschi non è solo un libro ma il pretesto per parlare di Giuseppe Impastato, di mafia e di un’attualità insospettabile.  Si parte puntuali alle 16.30.

Il primo a parlare è Ivan Vadori, autore del libro, che modera l’incontro. “Negli anni settanta Peppino aveva capito tutto” spiega lo scrittore e regista friulano. Racconta di quando Impastato, appena quindicenne, decise di combattere la cupola del suo paese, Cinisi. “Se questa è mafia” disse “io la combatterò tutta la vita”. E se qualcuno chiede a Vadori perchè scrivere un libro su Peppino Impastato, l’autore risponde: “quel che racconto è molto più attuale di quanto pensiate. Nel volume non ci sono solo gli anni settanta, Giuseppe e la mafia che tutti abbiamo imparato a conoscere. Si affronta il tema di Mafia Capitale e di un’Italia costantemente sotto inchiesta.

È la volta del magistrato Gian Carlo Caselli. Il silenzio in sala si fa ancora più evidente. “Vorrei cominciare andando controcorrente” dice uno fra i magistrati italiani più attivi nella lotta di mafia. “Mi sono sentito dire spesso che non si deve più parlare di eroi, che tutti dovremmo essere responsabili. D’altronde se parliamo di eroi sembra che siano pochi e tutti morti. La verità è che abbiamo avuto degli autentici eroi ed è giusto chiamarli con il loro nome”. L’ex procuratore di Palermo prosegue parlando di Peppino. Descrive quel ragazzo che sapeva di rischiare e non ha mai smesso di provocare il capo dei capi, Gaetano Badalmenti, uno dei componenti del triumvirato della cupola di Cinisi. “Giuseppe Impastato è stato un rivoluzionario e per questo dobbiamo ricordarlo”. E a proposito di Badalamenti, Caselli ricorda: “Sono andato due volte negli Stati Uniti e quando l’ho interrogato quell’uomo riusciva a negare tutto, persino il sole. L’unica volta in cui l’ho visto davvero turbato, è stato quando gli ho chiesto se fosse vero che Peppino lo chiamava Don Tano seduto“. Il giudice ha le idee chiare anche sulla malavita attuale. “Oggi ai vertici di cosa nostra c’è la cosiddetta mafia bianca, i colletti bianchi che possono aggirarsi indisturbati nelle stanze del potere. È questa la fotografia attuale: mafia bianca, mafia finanziaria e mafia silente”.

Ivan Vadori ed Elia Falaschi presentano il libro “La voce di Impastato” insieme al magistrato Gian Carlo Caselli

L’ultimo a prendere la parola è Elia Falaschi, illustratore e curatore della parte fotografica del libro. “Si tratta di un progetto che ci portiamo dietro da molti anni e che finalmente ha preso forma. Contrariamente alle tre scimmiette della tradizione, i personaggi ritratti vedono, parlano, sentono e sono“.

MARTINA MEOLI

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