Tra eBook ed e-commerce, sopravvivere nel mercato dell’editoria non è facile. Autori ed editori sono costretti a tenere il passo con le novità per non restare indietro. Ma di cose da sapere ce ne sono troppe. Per questo il Salone Internazionale del Libro ha dedicato numerosi spazi per aiutare attori e spettatori a resistere, mettendo a confronto aspiranti scrittori, editori ed enti pubblici. Occasione anche per promuovere progetti esistenti, come Hangar Piemonte nata per supportare e sviluppare idee e fragilità esistenti nel comparto culturale.
“La Regione ha una buona legge per l’editoria territoriale”, spiega Antonella Parigi, assessora alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte che ha preso parte a La filiera editoriale: luci e ombre sulla sostenibilità economica. “Abbiamo già cercato di avere nei librai indipendenti degli ambasciatori della nostra editoria: abbiamo promosso un bonus per far sì che promuovano libri del territorio. Ora vorrei arrivare a fare un bando per le librerie, con fondi per promuovere attività culturali. Credo nella biblo diversità e nel fatto che ci dobbiamo difendere dalla concentrazione di mercato”.
Un’azione nata per contrastare le principali problematiche della filiera editoriale indipendente, ossia “la marginalità e la sostenibilità economica”. Come sottolinea Lucetta Paschetta, amministratore della società Cooperativa Trenta e Lode, “da soli non possiamo andare avanti, dobbiamo metterci insieme. La Regione ha fatto un sacco di cose facendo sedere attorno al tavolo editori indipendenti del territorio e promuovendo un lavoro di analisi dei problemi. Bisogna partire da questo: conoscere i problemi per valutare eventuali soluzioni”.
E se l’editoria vive un momento delicato, la domanda è: si può vivere di libri? La risposta è positiva. Ma bisogna avere diversi accorgimenti come decidere di auto pubblicarlo, indovinare la copertina giusta che sia accattivante ma non troppo, lavorare parallelamente a progetti alternativi, studiare le diverse e complicate strategie social e postare ogni giorno, a volte anche a pagamento per favorire l’algoritmo. Insomma, fare un lavoro che va ben al di là della scrittura.
“Il libro è solo un punto di partenza”, assicura Erica Vagliengo, tra i relatori del panel Italian Indie Book: come cambiare la rotta ed essere editori contemporanei. Giovane scrittrice, giornalista e copywriter ha girato “oltre 30 case editrici per pubblicare il primo libro, finché con la 33esima non ho trovato fortuna”, pubblicando Voglio scrivere per Vanity Fair con lo pseudonimo di Emma Travet. Ma la pubblicazione non è un traguardo: “Oggi bisogna comprare la visibilità”. C’è la promozione, il piano editoriale settimanale, lo studio del settore e del pubblico e magari la scelta di promuovere un crowdfunding.
“Essenziale però è cercare il canale giusto”, precisa Simone Sbarbati, blogger, cofondatore e direttore del magazine online Frizzifrizzi. E se non si riesce diversamente, anche arrivando a optare per un self-publishing “così l’etichetta e la filosofia della casa editrice incidono pochissimo”. O lanciandosi nei mercati editoria indipendente, come il Fruit a Bologna. “In sostanza bisogna mettere insieme un piccolo mosaico di strategie e puntare sulla nicchia”.