8 giugno 1990, con la legge 142 nascono le città metropolitane. “Dobbiamo ancora capire quali siano i confini e i criteri per determinarli”: così Antonio Decaro, sindaco di Bari e numero uno dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani. L’occasione per discutere del presente e del futuro delle nostre città è stata la presentazione di Torino Atlas mercoledì 2 maggio alla Cavallerizza Reale, un progetto dello Urban Center e del Centro Einaudi, che mappa la città secondo i dati del rapporto annuale Giorgio Rota. Il parterre di primi cittadini era nutrito, con Beppe Sala di Milano, Marco Bucci di Genova e la sindaca di Torino Chiara Appendino. “La legge Delrio che ha reso operativi questi enti è una scommessa mai decollata – ha criticato Appendino – Il problema principale è la governance: io, per esempio, non sono d’accordo con le elezioni di secondo livello”. Si tratta di enti che rischiano il gigantismo: “Bisogna snellire la burocrazia – sostiene Decaro – ma le città metropolitane rimangono la casa dei comuni: un luogo dove i sindaci possono collaborare”.
Mappare la città allora diventa un modo per definire i limiti della questione e dare risposte ai problemi degli abitanti. “Questo lavoro ha grande valore cartografico e politico – spiega il vicesindaco di Torino Guido Montanari, presidente di Urban Center – Potremmo utilizzarlo anche per modulare il piano regolatore cittadino e mettere in campo soluzioni innovative”.
I sindaci sono d’accordo sul fatto che conoscere meglio il territorio serva per stimolare le istituzioni centrali ad affidarsi alle città metropolitane nel governo del Paese, come ha sottolineato Sala: “Un sindaco lavora su prospettive di lungo periodo, che vanno oltre i rapidi cambiamenti dell’esecutivo centrale”. Chi guida una metropoli come Milano ha chiuso con una domanda legittima, in tempi di consultazioni perenni: “Come si fa a non fidarsi delle città in un momento come questo?”.