Sabato 21 aprile è il Record Store Day, undicesima edizione del “giorno del vinile”, nato nel 2007 negli Stati Uniti per promuovere il lavoro dei rivenditori specializzati. L’intenzione originale era diffondere la cultura musicale, nel tentativo di arginare l’esplosione dei negozi online come Amazon, dove si trovano ristampe a prezzo contenuto, oppure Ebay, paradiso dei collezionisti dell’usato. Con il tempo, il giorno del vinile si è trasformato in qualcos’altro, distante dalla volontà iniziale. Ormai all’evento partecipano anche le grandi catene, come Feltrinelli e Fnac. Stefano, del mercatino dell’usato “Pianeta musica” in via Bidone a Torino, è severo in proposito: “Ogni anno come per magia si ritrovano bootleg o versioni master di pezzi storici, che vengono rilasciate sul mercato per acchiappare chi segue le mode. Se questo fa avvicinare la gente alla musica non ci trovo niente di male, ma a livello artistico è poca roba”.
La moda vintage ha rilanciato un mercato
La moda del vinile è esplosa negli ultimi anni, merito dell’apprezzato stile di vita “vintage” e della pubblicità. Nei negozi gli affari girano, anche se lentamente e malgrado la prevalenza del digitale. Secondo un’indagine condotta da Deloitte per la Federazione industria musicale italiana (Fimi), nel 2017 il vinile ha tenuto un forte trend positivo, con quasi 10 milioni di euro di ricavi, una crescita del 52 percento e una quota nel mercato discografico che in tre anni è passata dal 3 al 6 percento. In Italia, in termini assoluti, siamo a quota 13,4 milioni, ossia il 10 percento del mercato complessivo della musica incisa. Rispetto al 2012, l’anno in cui il disco in vinile si è rimesso in moto, il balzo in avanti è stato addirittura del 579,3 percento. Secondo la Fimi si è realizzata un’alleanza strategica, anni fa impensabile, tra streaming e disco in vinile. I consumi sono cambiati, con i fan che integrano modelli di ascolto differenti.
Pensiamo alla diffusione dei servizi di streaming come Spotify e, allo stesso tempo, del vinile tra i teenager, capaci di una dieta musicale che unisce l’ascolto di brani online con l’acquisto di una versione limitata ed esclusiva del disco. Il consumatore compra un prodotto da collezione, l’industria musicale immette sul mercato un supporto che i clienti sono disposti a pagare di più e non è soggetto a pirateria, gli artisti incassano ottime percentuali sulle vendite. Tutti sembrano essere contenti. “Nell’era della musica liquida possedere un oggetto fisico rimane una cosa positiva si possono attribuire i meriti dell’opera a più persone: non solo chi suona, ma anche chi ha fatto la copertina, i fonici, tutti quelli che ci hanno lavorato. Si racconta la storia intorno alla musica” dice Stefano che, quando era un po’ più giovane, veniva apposta in autobus da Piossasco per visitare i negozi della città e scovare qualche chicca dallo storico Maschio o da Rock & Folk, il negozio di via Bogino che quest’anno compie 40 anni di attività.
Il vinile tira, ma può costare caro
“Chi come me 30 anni fa si è venduto i vinili per comprare degli affascinanti cd, adesso è costretto a ritornare sui suoi passi: è una forma di espiazione” dice Stefano che, dopo aver perso il lavoro cinque anni fa, adesso valuta quello che gli portano i clienti, spesso convinti di aver trovato un tesoro in cantina. Bisogna stare attenti alle fregature. Esistono degli standard di valutazione della qualità dei vinili usati, che tutelano chi vende e chi compra. Il consiglio è di non lasciarsi prendere dalla smania di fare il colpo e valutare bene il prodotto. Nel caso delle ristampe, invece, non sempre il pezzo rispetta la qualità originale, facendo mancare un’esperienza sonora di primo livello.
A livello di prezzo c’è grande varietà. Un disco usato può arrivare anche a costare 1000 euro – in Italia raggiunge queste cifre il primo album di Vasco Rossi “…Ma cosa vuoi che sia una canzone…” – anche se molto dipende dalla tiratura e dalla versione. Le più costose sono le pubblicazioni delle band anni ‘90 – Pearl Jam, Nirvana, Smashing Pumpkins – prodotte all’epoca in poche copie, perché il vinile era dato per morto, e valutate oggi non meno di 150-200 euro. La moda delle ristampe e della pubblicazione originale su vinile ha drogato il mercato e oggi si trovano album nuovi a 30-35 euro: un aumento esponenziale. Sia nell’usato che nel nuovo i pezzi più ricercati rimangono quelli dei grandi gruppi anni ‘70, come Pink Floyd e Led Zeppelin. Va molto anche il rock progressivo italiano: Pfm e Area su tutti. I giovani cercano versioni speciali e grandi affari.
Record Store Day: occasione speciale o trappola commerciale?
Il giorno del vinile oggi è supportato dalle grandi case discografiche, che hanno interesse a sfruttare l’aspettativa attorno all’evento per proporre prodotti esclusivi e, di conseguenza, costosi. “Io vendo dischi nuovi solo da due anni, ma posso dire che c’è fermento intorno alla giornata del vinile – spiega Andrea di “Dischi e dintorni” in via Ormea – perché escono versioni da collezione e pezzi in edizione limitatissima”. Anche quest’anno ce n’è per tutti i gusti: dal singolo 7 pollici dei Led Zeppelin “Friends/Rock and roll” al 12 pollici di “Let’s dance” di David Bowie, dalla ristampa in 3.500 copie di “Their Satanic Majesties Request” dei Rolling Stones al picture disc in 5mila copie di “Lights of Home” degli U2 e tanto altro. Si punta all’operazione nostalgia per coinvolgere i 50/60enni ancora legati al giradischi e i giovani che l’hanno scoperto di recente, magari proprio grazie ai genitori. I dischi vengono concepiti e selezionati in modo specifico a seconda dei Paesi, per andare incontro alla domanda. I rivenditori, però, hanno problemi con la distribuzione, che spesso ritarda e non consegna in tempo i pezzi. Insomma, ci sono lati positivi e negativi. Quello che rimane di questa operazione è l’interesse delle persone verso i negozi, almeno per un giorno.
A Torino per il Record Store Day quasi tutti i negozi parteciperanno alla vendita delle edizioni speciali. Soltanto da Rubber Soul in via Carrera ci sarà però un evento dedicato: risuonerà l’acid rock degli Effervescent Elephants, band psichedelica anni ’80 di Vercelli. Alla sera è prevista la presentazione della ristampa in edizione limitata dell’album “Something to Say”, prodotta da Claudio, titolare del negozio: “Anche se vendo soltanto usato, da 4-5 anni partecipo a questo evento. Negli ultimi anni è diventato molto commerciale e lontano dai piccoli rivenditori come me. Sabato mi aspetto una festa, dove ci si trova tra amici per stare insieme e ascoltare buona musica, come piace a noi”.