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Privacy nightmare Italia: storie di sorveglianza

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Sorveglianza di massa, accesso agli atti amministrativi claudicante, dati personali in mano alle aziende senza alcuna ragione. I limiti e i pericoli dell’uso inconsapevole della tecnologia sono stati protagonisti durante il panel “Privacy nightmare Italia: storie di sorveglianza”, che si è tenuto nel primo giorno della dodicesima edizione del Festival del giornalismo di Perugia.

A parlarne Fabio Pietrosanti e Giovanni Pellerano, tra i fondatori dell’Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights, e Riccardo Coluccini di Motherboard, che hanno delineato lo stato dell’arte di come si svolga il controllo digitale in Italia.

“È necessario verificare cosa viene fatto con i nostri dati – ha detto Marco Calamari, ingegnere e consulente in ambito privacy e Computer Forensics, che ha moderato l’evento -. Viene fatto legalmente? È necessario capire come le nostre informazioni vengono conservate, per quanto tempo, e a chi vengono trasmesse”.

Tra i temi affrontati, anche l’inchiesta realizzata dal Corriere della Sera grazie alla segnalazione di Giovanni Pellerano, esperto di sicurezza informatica e cofondatore del Centro Hermes, che ha scoperto il software di tracciamento facciale utilizzato dai totem pubblicitari di Milano Centrale.

“Abbiamo potuto confermare la presenza di un software che decide, in base all’analisi della fisionomia, quali pubblicità devono essere mostrate. – ha spiegato Pellerano – Ma studiando i brevetti abbiamo scoperto che i totem erano in grado di riconoscere la razza: pensando a recenti fughe di dati, il timore è che si possa usare tali dispositivi per fini politici”.

Grazie alle segnalazioni del Centro Hermes era potuto intervenire il Garante della privacy, il quale ha imposto che venissero chiarite agli utenti le politiche di raccolta dei dati.

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