Il tribunale di Torino respinge le richieste degli ex lavoratori di Foodora. “Non finisce qui, legittimare questo trattamento di lavoro significa che si espanderà il metodo” ha dichiarato l’avvocato dei rider, Sergio Bonetto. “Secondo noi la decisione è sbagliata e la sentenza è un problema per tutti i lavoratori che hanno questo tipo di contratto, senza tutele – aggiunge l’avvocato Giulia Druetta -. Esiste l’appello, noi andremo avanti”. Soddisfatti invece i rappresentanti dell’azienda.
Il processo è iniziato nell’ottobre 2017. Sei ex lavoratori, i “rider” che effettuano le consegne in bicicletta, avevano fatto ricorso per licenziamento illegittimo e discriminatorio, con alcune aggravanti per danno collegate alla violazione della privacy e alla sicurezza sul lavoro. La richiesta di risarcimento era di 20 mila euro a persona per il primo punto e di 100 euro al giorno per ogni giorno di lavoro per il secondo.
La ricostruzione
Al centro della ricostruzione dell’accusa, questa mattina, le chat aziendali tra lavoratori e responsabili, i cosiddetti “capi flotta”. Qui si leggono alcune delle presunte violazioni: “Se dico che passate prima del turno a prendere le birre è un ordine […]. Non voglio fare il pezzo di m***. Non lo sono. Ma se mi gira il c**** vi assicuro che sono il peggiore di tutti”. E ancora “Quando pedali molla il freno” e, dopo aver sospeso il turno a un ragazzo, “che questo sia di esempio per tutti”.
L’attribuzione di più turni di lavoro lo stesso giorno e la presunta impossibilità di rifiutare un ordine portano l’accusa a ritenere che si trattasse di un rapporto di lavoro subordinato. “I ragazzi di Foodora erano monitorati dall’azienda ogni loro mossa. Chi si è lamentato è stato espulso dal sistema”, ha affermato l’avvocato dei rider Giulia Druetta. Da parte sua la società tedesca sostiene tuttavia che fossero i ragazzi stessi a decidere i turni, con la possibilità di spostarli e cancellarli tramite l’opzione “swap”.
L’azienda ha comunque già cambiato alcune metodologie: il pagamento non è più orario ma a cottimo e l’organizzazione dei turni è stata parzialmente modificata.
Le proteste
Le proteste dei lavoratori di Foodora sono iniziate a Torino nell’autunno del 2016. I temi sul tavolo sono tanti: poche tutele lavorative, un lavoro a paga oraria, la pressione psicologica, il controllo della posizione tramite Gps e l’uso di app invasive che chiedono l’autorizzazione per l’accesso alla memoria della scheda sd. Dopo le proteste, alcuni dei ragazzi coinvolti avrebbero iniziato a ricevere sempre meno turni di lavoro fino a vederli annullati. Dopo la lettura della sentenza non si sono registrate proteste.