Il centro di Pino Torinese è una piazza occupata da un parcheggio: di fronte c’è il municipio, a sinistra un ponte che collega il parco giochi alla scuola elementare, a destra un bar come tanti. Secondo i dati Irpef del 2017 elaborati da Twig, Pino è il quinto Comune più ricco d’Italia e il primo del Piemonte, con un reddito pro capite di 33mila euro su un totale di 8.365 abitanti e 6.034 contribuenti. Anni fa, sulla stampa, era chiamato la Beverly Hills italiana, ma qui non ci sono Ferrari che sfrecciano per le strade, né boutique che raccontano di shopping sfrenati. L’agiatezza è un’eredità del miracolo italiano e non viene ostentata. Il numero di chi ha un reddito molto alto, sopra i 300mila euro, è ridotto: circa 360 persone in tutto. Stessa situazione nel Comune confinante di Pecetto Torinese che, con 31.754 euro di reddito pro capite, si colloca all’ottavo posto della classifica dei più ricchi d’Italia.
I pinesi benestanti sono soprattutto ex dirigenti Fiat, Iveco e Ferrero che godono di ottime pensioni
“I pinesi benestanti sono soprattutto ex dirigenti Fiat, Iveco e Ferrero che godono di ottime pensioni” è la descrizione che ne viene fatta da chi si occupa di affitti e vendite di immobili. A metà mattina per strada ci sono solo signori over 70, che arrivano fino al negozio all’angolo per un po’ di spesa: hanno borse di marca, piumini sportivi e il viso abbronzato. Tengono il colletto della polo alzato e gli occhiali da sole in testa, mentre scelgono le primizie di stagione. I capelli in ordine sono merito anche del parrucchiere Aldo Febbo. Nel suo negozio convivono caschi per la messa in piega, un pianoforte, tavolini di marmo e scaffali con libri selezionati. “Ero stufo delle riviste di gossip, così ho iniziato a mettere sul tavolino i volumi che avevo letto e mi erano piaciuti. Ha funzionato, i clienti ne leggevano qualche pagina e poi mi chiedevano di portarli a casa o comprarli”, racconta Febbo. I due figli lo aiutano in negozio, ma per vivere si sono trasferiti a Torino. “Per studiare qui è scomodo, l’unico collegamento con la città è l’autobus numero 30”.
Il parrucchiere, il municipio, il bar coi tavolini fuori e una piccola boutique. Come ripetono tutti non esiste un centro storico, il paese si è sviluppato lungo la strada. “Nasce come stazione di cambio per i cavalli perché era metà fra Torino e Chieri”, spiega la sindaca Alessandra Tosi. Vicensindaca nella giunta precedente, è stata eletta nel 2016 per il Partito Democratico. Nel suo ufficio mostra gli andamenti demografici di Pino Torinese: meno di 3mila abitanti fino agli Anni ’60, poi in dieci anni una popolazione raddoppiata.
A Torino c’erano le grandi industrie e chi era ai posti di comando aveva deciso di allontanarsi dalla città. Le ville si intravedono appena fra le colline. Nel 1964 la Ferrero aveva aperto qui la sede amministrativa ma lo scorso anno ha chiuso per trasferirsi ad Alba. “Non ha avuto grandi conseguenze – sostiene la sindaca – perché i dipendenti erano pochi”. Tuttavia al bar di fronte al Comune dicono che gli incassi sono diminuiti: “La crisi si sente”, raccontano le bariste, mentre al bancone c’è chi si lamenta della pensione in ritardo. Niente ordinazioni speciali: “I nostri clienti sono persone normali, che accompagnano i figli a scuola, prendono un caffè e vanno al lavoro”.
Chi si trasferisce oggi a Pino sono giovani famiglie torinesi alla ricerca di un posto più sano e meno frenetico per crescere i bambini
Oggi a Pino si trasferiscono giovani famiglie torinesi con stipendi medi. “Hanno fra i 30 e i 45 anni – spiegano in agenzia immobiliare – e cercano un posto dove crescere i bambini che sia meno frenetico della città, con l’aria più pulita e buone strutture scolastiche”. Qui sanno di trovarle perché l’amministrazione comunale investe i soldi di un bilancio sempre in positivo ristrutturando le scuole e finanziando gite e attività culturali. Il numero dei residenti negli ultimi anni è rimasto quasi invariato, perché per una famiglia che arriva ce n’è una che se ne va, “il motivo è quasi sempre il lavoro”, spiega la sindaca. Le ricchezze che alzano il reddito pro capite sono eredità di un’altra epoca, secondo i dati del Comune le attività principali di Pino sono commercio, artigianato e agricoltura. Alessandra Tosi vorrebbe provare a puntare di più sul turismo: “La posizione paesaggistica e climatica è ottima e lo dimostra il fatto di essere una riserva Mab dell’Unesco – il progetto che premia il rapporto fra l’uomo e l’ambiente circostante – Puntiamo soprattutto a delle politiche territoriali che coinvolgano tutta la zona”.
Fra le attrattive su cui Pino Torinese può contare, oltre al paesaggio collinare e i prodotti gastronomici, c’è il Museo dell’astronomia e planetario Infini.To. Aperto nel 2007, lo scorso anno ha festeggiato il decennale e ha registrato oltre 50mila visitatori. L’offerta è ampia: concerti, serate teatrali, visite per le scolaresche, giochi interattivi e proiezioni cinematografiche su temi scientifici. Maria Luigia Chiarappa lavora qui dall’apertura come guida, divulgatrice scientifica e organizzatrice eventi: “Facciamo tutto. Il posto è magnifico, ma sono pochi i collegamenti con la città”. La strada che dal Comune più ricco del Piemonte riporta a Torino scende ripida, fra i tornanti si intravedono appena le ville di lusso.